Israele-Hamas, un anno dopo il 7 ottobre, Beppe Sala: “A Milano non c'è spazio per l'antisemitismo”
Milano, sinagoga centrale. Oggi è il giorno in cui centinaia di persone si sono radunate per commemorare le vittime israeliane dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. La pioggia non ha spaventato nessuno, neanche quelli che non sono riusciti ad entrare nella sinagoga e hanno preferito aspettare fuori.
Presenti, tutta la comunità ebraica, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre, l'ex deputato del Pd Emanuele Fiano, il sindaco di Milano Beppe Sala e il presidente del Senato Ignazio La Russa. Tutti uniti per dire no all'antisemitismo, per ricordare le 1200 vittime israeliane e per chiedere la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas.
“Il cuore palpita, penso ai genitori dei rapiti e veramente è una cosa angosciante”, ha detto qualcuno. “Nessuno ha insistito per far liberare gli ostaggi dall'inizio, nessuno si è dimenticato del 7 ottobre del 2023. Ora ricordiamo gli israeliani morti e quelli rapiti nel terribile giorno del 7 ottobre, ma siamo tutti costernati anche per la terribile guerra che è stata combattuta”.
Passato un anno da quell'orribile giorno, l'11 ottobre 2023. Un anno in cui tutto è cambiato, un anno tremendo da quel sabato mattina che rimarrà impresso per sempre nelle nostre menti. Gli ebrei sono costantemente in guardia, vivono nel terrore di essere attaccati, sempre a guardarsi le spalle.
“La scuola è sempre sotto protezione, non è una bella vita”, hanno detto alcuni. “Speriamo di vedere tanta solidarietà, e che l'antisemitismo, specialmente quando è mascherato da antisionismo, non abbia più spazio nella nostra comunità e nella nostra città”.
La tragedia del 7 ottobre 2023 è stata la peggiore della storia ebraica, più grande della Shoah. Centinaia di morti, 250 ostaggi, centinaia di feriti, violenze sessuali, padri uccisi davanti ai figli. Dopo di quel giorno, Israele ha continuato a combattere, e la guerra ha raggiunto nuove proporzioni, con molti morti nella Striscia di Gaza, tra i civili palestinesi.
Tutti si sono uniti per chiedere la pace e la libertà. Eppure, l'anno successivo, la reazione di Israele non ha reso il Paese più sicuro. Le persone di fede che sono sparse per il mondo sono costantemente in pericolo. Le politiche di Netanyahou non sono state sufficienti a porre fine alla violenza.
“Il mio è un appello ai nostri leader: prima di tutto, bisogna difendere i principi dell'esistenza dello Stato di Israele e del suo diritto di difesa”, ha detto qualcuno. “Poi, bisogna vedere fino a dove arriva il diritto di difesa, e contemporaneamente difendere anche il diritto dei palestinesi ad avere uno stato. Fino a quando non ci saranno due stati per due popoli, la pace non ci sarà”.
Tutti uniti per ricordare, per chiedere pace e libertà, per difendere la vita e la libertà.