Jenin, Mohammad e la generazione persa: il video del reportage dalla Cisgiordania
Il reportage giunge da Jenin, nella Cisgiordania, dove la realtà è drammatica e spietata. Mohamed, un ragazzino di 13 anni, è stato ucciso durante un'incursione israeliana, mentre cercava di portare del pane agli abitanti sotto assedio della sua città. Ma per il soldato israeliano, Mohamed era una minaccia da eliminare. La zona di Jenin è lontana dalle cronache di Gaza, ma non meno drammatica. L'area, sotto l'amministrazione palestinese secondo gli accordi di Oslo, è stata brutalmente assediata dagli incursioni dell'esercito israeliano.
Le regole di ingaggio sono estremamente semplici e chiare: fuoco libero, i militari dell'IDF sparano a chiunque scappa, anche se disarmato, anche se è un bambino. Perché ogni palestinese, a prescindere dall'età, è considerato un potenziale pericolo. Nel corso dell'ultimo anno, le incursioni della IDF in Cisgiordania sono aumentate esponenzialmente, con oltre 5.500 raid, oltre 690 morti accertati e oltre 5.000 feriti. E almeno 172 bambini, deliberatamente colpiti alla testa o al torace, sono stati uccisi.
La ministro della Difesa israeliano, Israel Cazza, ha giustificato queste azioni in Cisgiordania con il famoso “trattamento Gaza”, come se la violazione dei diritti umani e la strage dei civili fosse diventata una pratica normale. La Cisgiordania piange la sua generazione perduta, quella dei giovani combattenti che tappezzano i muri della città con le loro gigantografie, chiamandoli “shahid Martini”, anche se in fondo erano solo ragazzini.
Questo reportage ci ricorda che la violenza e la strage sono sempre la risposta all'indifferenza e all'ignoranza. È tempo che il mondo si svegli e riconosca il dramma della Palestina, dove la storia si ripete e gli innocenti pagano il prezzo della politica. Jenin non è Gaza, ma la situazione è la stessa: la popolazione è sotto assedio, gli incursioni aumentano e i bambini sono uccisi giorno dopo giorno. È tempo di cambiare strategia, di cercare la pace e la dignità per tutti, in questo conflitto che diventa sempre più ingiusto e spietato.