Joan Baez: «Bob Dylan? Non lo sento più. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo inno di protesta. Soffro di un disturbo dissociativo dell'identità. Da bambina ho subito abusi che avevo rimosso e ho scoperto con la terapia»
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Joan Baez: «Bob Dylan? Non lo sento più. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo inno di protesta. Soffro di un disturbo dissociativo dell'identità. Da bambina ho subito abusi che avevo rimosso e ho scoperto con la terapia»

Joan Baez: «Bob Dylan? Non lo sento più. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo inno di protesta. Soffro di un disturbo dissociativo dell'identità. Da bambina ho subito abusi che avevo rimosso e ho scoperto con la terapia»

La domanda arriva inesorabile, attesa, puntualissima. «Speravo che almeno nella prima non fosse citato Bob Dylan», ride Joan Baez, che di battaglie ne ha combattute tante, ma forse nessuna lunga come quella contro l'etichetta di «ex di Dylan». Sessant'anni dopo la loro relazione – leggendaria, turbolenta, artisticamente potentissima – Baez alza le spalle: «Ci sono abituata». Dice: «Il film A Complete Unknown mi è piaciuto ma Bob non mi ha mai cercata per parlarne». Ed è possibile che lei lo cerchi? «No».Ottantaquattro anni appena compiuti, i soliti mille braccialetti gitani ai polsi, Joan Baez si muove piano e sorride molto. La voce che ha cantato We Shall Overcome tra gas lacrimogeni e marce sui ponti dell'Alabama, è arrivata a per presentare il suo libro…

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