L'8 marzo ricordiamo tutte le cose che ci sembravano normali da bambine, ma che non lo erano affatto
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L'8 marzo ricordiamo tutte le cose che ci sembravano normali da bambine, ma che non lo erano affatto

L'8 marzo ricordiamo tutte le cose che ci sembravano normali da bambine, ma che non lo erano affatto

L'8 marzo rappresenta un'opportunità per riflettere su tutta la grandezza delle cose che in passato abbiamo considerato normali, ma che oggi non ci sembrano più normali per niente. Siamo fortunate di poter rendersi conto di quanti aspetti abbiamo interiorizzato nel corso della nostra vita, a causa della società patriarcale in cui siamo cresciute e che ci hanno inevitabilmente influenzati. È questo il primo passo per provare a cambiare le cose: un lavoro di decostruzione lungo e faticoso, che dobbiamo fare tutti, .

Ricordo da piccole cose che sembravano normali, ma non lo erano affatto. Pensavo di dover essere sempre truccata e pettinata, e poi inizia a pensare di non doverlo essere affatto per sentirmi libera dalle aspettative stereotipate. Pensavo fosse normale che gli altri si aspettassero da me di essere sempre magra o in forma, e che queste cose fossero sinonimo di bellezza o naturale. Credevo che i 30 anni fossero un punto di non ritorno, cioè se entro quell'età non ero sposata con un uomo, ovviamente, e non avevo almeno un figlio, ero una donna fallita.

Cresciuta in un contesto in cui venivano diffuse idee sessiste e discriminatorie, credevo di dover essere aggressiva per essere ascolta e che non stesse bene per una donna avere alcuni atteggiamenti o dire le cose in un certo modo. Credevo che fosse normale giudicare l'aspetto di una persona, cioè brutta, bella, alta, bassa, e che in base a ciò fosse giudicata la sua validità. Spero di essere stata cosciente di questi pensieri, grazie ad altre donne che hanno insegnato a me stessa di dire “ok, significava essere ok come fossi e non dovevo giustificare il mio esistere.

In seguito alla terapia ho compreso che devo creare uno spazio in cui essere gentile con se stessa e libera dai stereotipi. Gli animali, tra l'altro, non sembrano avere in fretta giudizi gratuiti come noi esseri umani. I social media, inizialmente, hanno iniziato a comparire post e commenti che criticavano argomentando i pensieri che avevo io all'inizio, e devo dire che mi infastidivano. Tuttavia, gradualmente ho capito che avevano ragione vivere in un mondo diverso.

Ricordo un momento nel corso di una lezione sulla storia della , in cui i miei compagni di corso, scandinavi, erano rimasti letteralmente sconvolti dalle immagini di villene e letterine dalla TV berlusconiana. In quel momento, mi sono resa conto che a me non faceva alcun effetto, però quelle erano completamente normali, banalmente. Vedendo l'effetto che questo sistema ha avuto su di me e sulla mia amiche è cresciuta l'impatto che quest'ambiente ha sulle donne.

Domenica è l'8 marzo eè la giornata giusta per autodenunciarsi. Sono patriarcale, pure io, in un sacco di cose che faccio, in un sacco di cose che dico, penso in mio difesa, ma è il mondo in cui sono nata. È il mondo in cui sono cresciuta, ma per dirla con una frase che di solito piace a tutti, il primo passo è la consapevolezza. La consapevolezza di non essere immuni a tutto ciò che ci circonda, di aver interiorizzato molte aspetti e di poter liberarci da tutto ciò che non ci appartiene. Noi siamo animali e come animali siamo profondamente influenzati dall'ambiente, ma non sempre assolutamente sono funzionali. Tuttavia, una volta che noi diventiamo consapevoli di questi condizionamenti, possiamo poi decidere quali vogliamo accogliere e soprattutto quali vogliamo cambiare. È un lavoro di decostruzione lungo e faticoso, ma non senza speranza.


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