La lettera dello zio di Arcangelo Correra: “Finché tutto resterà uguale morirai tutti i giorni”
Lo zio di Arcangelo Correra non riesce a dormire nella notte, stringendo tutti in un silenzio rotto da poche parole a via dei Tribunali a Napoli. La sua mente è occupata dalla memoria del diciottenne morto a causa di un proiettile che lo ha colpito alla testa. Il proiettile sarebbe partito per un gioco finito male, e sarebbe stato esploso da un suo amico, Renato Ciafa.
Il dolore è troppo grande per lo zio Luigi, fratello di Alessandro, il padre di Arcangelo. Vorrebbe ricordare suo nipote, ma non riesce a trovare pace. La sua lettera è un tentativo di ripercorrere l'assurdità di quanto successo e di ricordare suo nipote.
Nella lettera, lo zio chiede di svegliarlo da quell'incubo e di riscrivere la storia, in modo che mai più un angelo venga invano. Ricorda il nipote, dicendo che non ci si può più perdere nei suoi abbracci, non ricevere più messaggi suoi.
Lo zio accusa se stesso di non aver saputo insegnare a suo nipote che ci sono un orario per le disgrazie e che è importante essere responsabile. Inoltre, critica il sistema e la mentalità che ha portato alla tragedia.
La lettera dello zio è un grido di dolore e di disperazione. Lui si sente colpevole di non aver saputo salvare suo nipote e di non aver potuto fare nulla per evitarla. La sua è anche una forma di autopunizione, come se fosse lui a essere colpevole della morte del nipote.
Lo zio chiede di non dimenticare l'amore infinito che nutre per suo nipote e per il suo ricordo. Desidera che sua sorella, la sorella di Arcangelo, possa addormentarsi e non dover più vivere con il peso della perdita del fratello.
La lettera si conclude con la richiesta di svegliarlo da quell'incubo e di riscrivere la storia, in modo che mai più un angelo venga invano.