La lezione di Barbero sulla guerra: “Stragi di civili? Nel '700-'800 era impensabile”
La lezione di Barbero sulla guerra: “Stragi di civili? Nel ‘700-‘800 era impensabile”
Il duca di Parma, Don Ferdinando, deve decidere cosa fare. Sa benissimo che i francesi sono tutti quanti sterminati, che nel suo territorio ci sono questi “rompiscatoli”, questi patriotici, questi giovani, questi studenti, questi borghesi e questi nobili che non sono fedeli come i suoi bravi contadini, ma hanno in testa queste idee stravaganti di fare come i francesi. Tuttavia, è anche un realista e, vista che i francesi stanno dando agli austriaci, questi ultimi stanno scappando a gambe levate. Allora il duca di Parma decide di comunicare al generale Bonaparte che continuerà a essere assolutamente neutrale e non intende in nessun modo danneggiare le truppe francesi, ma neanche le austriache naturalmente, visto che la neutralità ha un prezzo.
La guerra, in questo epoca, non si racconta solo delle mosse militari, ma anche del grande sforzo dei comandanti per rifornire i loro uomini e i loro cavalli ogni giorno. Bonaparte deve procurare da mangiare a 20.000 o 30.000 uomini e quasi altrettanti cavalli, mentre gli eserciti del regime storico hanno apparati complessi per l'approvvigionamento quotidiano. Gli eserciti sono lenti perché devono rimanere in contatto con i depositi pieni di roba, dove ogni giorno arriva appunto la farina per dar da mangiare ai soldati.
In questo'epoca, gli eserciti hanno attraversato il mondo, prendendo ciò che gli serviva e bastonando o peggio, i contadini che cercavano di salvare la vacca o le balle di fieno. Tuttavia, era un'epoca civile e, sebbene nessuno riuscisse a impedire ai soldati di entrare nei pollai, ufficialmente si cerca di fare le cose con rispetto delle regole e rispettare le regole vuol dire che io, che comando questo esercito, ho bisogno di rifornimenti e voi me li date con buona grazia, io vi dico esattamente cosa mi serve e voi me lo date, e spero che non c'è bisogno di dire cosa succederebbe se dovessi decidere di non dartelo.
Il duca di Parma regala spontaneamente 20 opere d'arte per il Louvre, insieme a 2 milioni di lire, 1200 cavalli, 2000 buoi e 10.000 quintali di frumento. Don Ercole, duca di Modena, però, si imbarazza e decide di fuggire, lasciando un consiglio di reggenza che vuole negoziare con i francesi per salvaguardare la neutralità del ducato. Tuttavia, Bonaparte è meno disposto a trattare, visto che gli austriaci sono stati accolti a Modena e sono stati trattati con generosità, e decide di accettare solo un armistizio con il duca di Modena, desiderando che pagamento di 6 milioni di lire e una dozzina di quadri per il Louvre.
Il duca di Parma, formalmente, comanda ancora sul suo paese, seppure il paese sia occupato dai francesi, mentre il duca di Modena, non potendo governare, fugge. Il Senato di Reggio, guidato da Giuseppe Maria Pallavicini, assume il governo della città, e il 22 agosto 1796, i soldati modenesi se ne vanno da Reggio, lasciando il campo libero alla Rivoluzione. L'albero della Libertà viene eretto in piazza, simbolo della rivoluzione e del cambiamento, e i cronisti Reggiani dichiarano: “Sono stati eretti all'albero della Libertà mettendovi due bandiere Tricolori… Uno direi di che colore erano… Ma sappiamo di tre colori: il blu, il verde e un terzo che non è così importante”.