La morte delle gemelle Kessler ha riaperto il dibattito sul suicidio assistito
La morte delle gemelle Kessler, due famose sorelle gemelle tedesche che hanno lavorato nel mondo dello spettacolo negli anni ’60, ha riaperto il dibattito sul suicidio assistito in Italia. Le gemelle, di 89 anni, hanno scelto di morire insieme nella loro casa in Germania, dove il suicidio assistito è permesso da una sentenza della Corte Costituzionale Federale del 2020. La loro scelta ha sollevato questioni etiche e giuridiche, soprattutto in Italia, dove manca una legge chiara sul suicidio assistito.
In Germania, le gemelle Kessler si sono rivolte a un’associazione per i diritti civili che offre assistenza ai pazienti che vogliono accedere al suicidio assistito. La procedura è stata eseguita autonomamente, con la presenza di un medico e un avvocato che hanno certificato la lucidità delle pazienti.
In Italia, il dibattito sul suicidio assistito è ancora aperto, nonostante le sentenze e i tentativi di portare una legge in Parlamento. La sentenza del 2019 sul caso di DJ Fabo ha depenalizzato il suicidio assistito, ma non ha fornito una normativa chiara per tutelare il diritto all’autodeterminazione della persona.
Molti pazienti sono costretti a restare in un limbo di indecisioni, rifiuti e attese interminabili, senza una legge chiara che regoli il suicidio assistito. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha sottolineato l’urgenza di riaprire il dibattito e ha criticato la proposta di legge della maggioranza, definendola “un testo miope e peggiorativo” rispetto ai paletti della Corte Costituzionale.
La morte delle gemelle Kessler ha sollevato la questione della necessità di una legge giusta che rispetti la cornice indicata dalla Corte Costituzionale e lasci libere le persone fino alla fine. La società civile è pronta a discutere di questo tema, ma manca una volontà politica per affrontare la questione in modo serio e responsabile.

