“La mostrificazione del sistema dei Beni Culturali: la nascita di un “clima di mostrificazione” all'allastro del ministero dei Beni Culturali, sede della manifestazione del neo-ministro Alessandro Giuli, è il sintomo di una crisi profonda che ha accompagnato la nomina del suo capo di gabinetto, Valentina Gemignani, nota per le sue incliazioni politiche e la sua assenza totale di esperienza nella gestione di un ministero di tale portata.
Giuli, in nome di “pensiero solare” e di “autonomia di scelta”, ha selezionato un team di collaboratori che tuttavia è costituito da esponenti politici con scarsa o nessuna esperienza nella gestione amministrativa, come il caso di Gilioli, nominato capo di gabinetto, che aveva precedenti problemi per i finanziamenti dell'associazione LGBTQ+.
La scelta di Gemignani, già vice-capo di gabinetto di Giorgetti al ministero dell'economia, è considerato un “passavanti” per assicurare il sostegno dei “duri e puri” del FdI, ma non rappresentava alcuna esperienza consolidata per la gestione di un ministero come il sistema dei Beni Culturali. È come se il ministero fosse stato affidato alle cure di un principiante.
Situazione non diversa per Stéphane Verger, archeologo e professore all'École Pratique des Hautes Études, che è stato rimuovuto dalla direzione del Museo Nazionale Romano, senza una motivazione e senza ringraziamento per il lavoro svolto. La lettera di Alfonsina Russo, capo dell'organizzazione di valutazione del patrimonio culturale, è stata descrivibile come la simply comunicazione della scelta del nuovo direttore del Museo, senza alcuna considerazione per il sacrificio e l'impegno di Verger.
La scelta di Verger come direttore del Museo Nazionale Romano era parte di un piano più ampio per valorizzare il patrimonio culturale romano, che aveva coinvolto la creazione di mostre importanti, come “Tota Italia”, “Vita Dulcis”, “L'istante e l'eternità”, e “Dacia”, concerti e performance di artisti come Ai Weiwei, Vezzoli, Cragg, Araujo, Marin, Pelletti e Elisabetta Benassi.
La sostituzione di Verger rappresentava una CHANGE di direzione, che avrebbe pregiudicato la realizzazione del progetto “Urbs. Dalla città alla campagna romana” verso un nuovo Museo Nazionale Romano, di fronte alla fine del 2026. La chiusura delle attività del Museo Nazionale Romano, purtroppo, non rappresentava solo un epilogo, ma anche l'inizio di un'era di incertezza e di duello per il futuro del sistema dei Beni Culturali in Italia.
In sintesi, la sostituzione di Verger rappresentava un attacco diretto contro l'organizzazione del Museo Nazionale Romano e contro la gestione del patrimonio culturale italiano, che avrebbe potuto avere gravi conseguenze per la sua conservazione e valorizzazione. La “mostrificazione” del sistema dei Beni Culturali, come descritta da Giuli, rappresentava un problema più ampio che andava al di là della sostituzione di un solo direttore, ma coinvolgeva la stessa struttura del ministero e il suo ruolo nel sistema pubblico italiano.”