La nostra intervista a Tredici Pietro
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La nostra intervista a Tredici Pietro

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Perché hai chiamato l'album Non guardare giù?

“Non guardare giù” mi piace perché può voler dire tante cose, mi rappresenta, ha tante interpretazioni possibili. È un titolo aperto. Se dovessimo dargli una definizione precisa, non mi piacerebbe. Preferisco che, quando lo si ascolta, ognuno lo interpreti a modo suo. Per me “Non guardare giù” vuol dire: non fermarti a dare senso a tutto per forza. Spesso, se ti fermi troppo, le cose sembrano non avere senso. A volte succede qualcosa di forte, poi ti butti giù (nel senso che perdi il controllo) ma spesso il senso delle cose lo trovi più tardi, anche dopo mesi. Capisci solo dopo perché hai preso una certa strada, o fatto una certa scelta. Quindi Non guardare giù vuol dire non bloccarti, non analizzare troppo, ma trova il senso nel fare le cose. È anche una provocazione, perché oggi viviamo in un'epoca dell'io, dell'individualismo. Spesso non guardiamo l'altro, non ci interessa. Ma per stare bene con gli altri, serve anche guardare fuori da sé. Ci ritroviamo negli altri, anche quando non vogliamo ammetterlo.


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