La roulette russa dei sovranisti e l'estate nera del nostro scontento
Nessuno sa, al di là dei tuttologi imperanti su X e nei bar, se Thomas Matthew Crooks cambierà il corso della Storia come Lee Oswald a Dallas o Shiran Shiran all'hotel Ambassador di Los Angeles o prima di loro, a Sarajevo, Gavrilo Pincip. Nessuno può ragionevolmente dirsi certo che gli spari di Butler, Pennsylvania, condanneranno definitivamente il miglior presidente americano da decenni, Joe Biden, sconfitto caso mai più dal Tempo che dall'orecchio insanguinato di Donald Trump, un eversore per il quale Biden ha pregato e a cui è andata la solidarietà del mondo intero che anche nel momento più drammatico è parso aizzare alla rivolta – «fight!» – più che fare ciò che qualunque uomo politico avrebbe fatto al suo posto, dare un segno di tranquillizzazione, pronunciare…