La signora Marisa sulla nave che salva i migranti: “Una delle cose più belle della mia vita”
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La signora Marisa sulla nave che salva i migranti: “Una delle cose più belle della mia vita”

La signora Marisa sulla nave che salva i migranti: “Una delle cose più belle della mia vita”

La signora Marisa Tussena, 92 anni, ha compiuto un viaggio da a , accompagnata dal nipote, per visitare la nave Mare Jonio, associata all'organizzazione italiana Mediterranea Saving Humans, impegnata nel salvataggio di migranti in mare nel Mediterraneo centrale. Questa esperienza è stata la realizzazione di un sogno, nato da anni di volontariato e dalla passione per l'aiuto umanitario. La signora Tussena ha appuntato online per la visita a bordo ed è stata accolta con commozione dall'equipaggio e dai dirigenti di Mediterranea Saving Humans, che l'hanno accompagnata a visitare gli spazi a bordo, insieme al comandante Filippo Peralta.

La signora Tussena ha espresso emozione e commozione per l'esperienza vissuta, affermando che “sta cosa non la dimenticherò più, tutti sarete nel mio cuore, io farò qualcosa per voi”. Ha inoltre affermato che è “impressionata dalle storie che vivono queste persone”, che “salvare una persona è commovente” e che “è impossibile non ammirare questo tipo di sacrificio”.

La nave Mare Jonio, tra il 201 e il 2024, ha soccorso 1369 persone in 20 missioni di salvataggio, un fatto che ha lasciato la signora Tussena “piena d'amore” per l'organizzazione. La sua visita ha chiamato lacrime, “chiaramente”, a causa della commozione di vedere persone come lei, a 92 anni, venire da a per visitare la nave e incontrare i membri di Mediterranea Saving Humans.

La signora Tussena ha anche espresso la propria preoccupazione per la situazione dei migranti, affermando che “ogni anno pensiamo che non possa andare peggio, e invece ogni anno va peggio”. Ha inoltre espresso la propria speranza che i loro sforzi possano portare a un cambiamento, affermando che “il salvare una persona è commovente, solo il pensiero di ciò che accade a queste persone mi fa piangere”. È anche arrivata a dire che “impossibile non ammirare questo tipo di sacrificio” e che “soltanto nel leggere e sentire storie come queste, lei ha capito che “non sono loro quelli da cui ti devi difendere, ma quelli che fanno sì che queste persone ritornino nei loro paesi che vengano stuprate, violente, picchiate”.


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