La sorprendente lezione di Barbero sul Tricolore: “È nato per una serie di equivoci”
Ecco la riscrittura del testo in italiano:
“La sorprendente lezione di Barbero sul Tricolore: “È nato per una serie di equivoci”, Mamma mia, grazie di avermi invitato qui. Ci sono due temi collegati per questa lezione: da un lato, un conflitto che si inquadra nella storia della prima Campagna d'Italia di Napoleone nel 1796 e nella storia di come l'arrivo dei Francesi ha fatto iniziare molti luoghi in Italia a insorgere contro la nazione straniera o contro i loro principi, come dicevano i Patrioti. Ecco quindi il conflitto di Monte Chiaro, che si inquadra nella storia di una campagna militare che, da sé, è un piccolo fatto d'arme, ma assume una valenza simbolica molto grande, anche per volontà deliberata di Napoleone e di altri protagonisti. Dall'altro lato, c'è il tema di come è nato il Tricolore italiano, tema che vi assicuro è complicatissimo, non lo sapevo granché ho studiato per venire qui a parlare stasera, e è una storia italiana piena di equivoci e di contraddizioni, quella del nostro tricolore.
Ma dunque, dato che parliamo di come è nato il Tricolore, è bene chiarire un punto di partenza. Oggi viviamo in un mondo in cui diamo per scontato che ogni Stato abbia la sua bandiera, che è quella e soltanto quella, che sventola sugli edifici pubblici, sugli edifici militari, sulle navi da guerra. Anche le navi da guerra hanno spesso delle variazioni, come sappiamo, e in molti casi, questa bandiera implica anche dei colori che, anche da soli, senza la bandiera, evocano immediatamente il paese, la Nazione. Noi viviamo in un mondo in cui è assolutamente ovvio che ogni paese abbia la sua bandiera e quindi ci vuole un certo sforzo per renderci conto che, fino al luglio 1789, non era così. L'Antico regime non esisteva minimamente l'idea di associare a ogni paese, a ogni regno, a ogni Stato, una specifiche bandiera con dei colori precisi. Questa cosa l'hanno inventata i rivoluzionari francesi, non che non ci fossero le bandiere prima, certo che c'erano le bandiere e si usavano moltissimo, specialmente in ambito militare, in ambito, diciamo così, rappresentativo dove oggi facciamo sventolare bandiere, loro dipingevano stemmi. Un cambio di regime si caratterizzava con il fatto che arrivavano gli imbianchini e tiravano via lo stemma del regime o del sovrano precedente e dipingevano sopra quello nuovo.
Mi viene in mente adesso, rischio di divagare, mi perdonerete, quando i Savoia tornarono in Piemonte nel 1814 alla restaurazione e in tutta l'Italia c'era il tricolore francese dipinto sugli edifici pubblici e un'armata di imbianchini ha cominciato a sostituire il tricolore dipinto sugli edifici con l'azzurro dei Savoia, sapete il colore della casa regnante e quest'impatta ha avuto tale che in dialetto piemontese, ancora oggi, si dice ‘dare il blu', ‘liquidare qualcosa', riferito alle persone. Ecco il 12 luglio 1789, due giorni prima della presa della Bastiglia, capite. Il 12 luglio domenica, gran riunione popolare a Parigi nei giardini del Palazzo Reale, e uno dei giovani capi della rivoluzione, De Moiun, Camille de Moiun, uno di quelli che saranno poi i protagonisti del terrore, che finirà ghigliottinato, anche lui, fra alcuni anni, quel giorno, De Moiun, nei giardini del Palazzo Reale a Parigi, arringa la folla e poi raccoglie una foglia verde di un albero e se la mette sulla fibbia del tricorno e incita la folla a fare la stessa cosa, tutti quelli che sono con noi, si mettono a una foglia, nel giro di un giorno, due giorni, e nessuno sa esattamente come. Invece corre una parola d'ordine, coccarda. Sul cappello, in tre colori, bianco, rosso e blu. Allora io lo so che non faccio bella figura al mio mestiere quando vi dico non lo sappiamo chi l'ha pensato, non sappiamo chi l'ha deciso, se l'ha deciso qualcuno, sono quelle cose che succedono nelle folle durante i grandi movimenti rivoluzionari. Abbiate pazienza. Non lo sappiamo, ma è certo che, nel giro di pochissimo tempo, ci sono sui giornali, dichiarazioni precise. La gente ormai porta questa coccarda. Ora, naturalmente, uno vorrebbe sapere perché scelgono questi tre colori, cosa che interesserebbe direttamente anche noi italiani, per poi ne prendiamo due e il terzo lo cambiamo. Credo che cominciate a sospettare che sto per dirvi che non lo sappiamo perché hanno scelto quei tre colori. Ci sono spiegazioni. Eh, se andate a vedere, vi diranno il rosso e il blu sono i colori della città di Parigi, vero? Il rosso e il blu sono i colori della città di Parigi, e in genere ve li diranno anche e il bianco era il colore della monarchia. Ma questa cosa, invece, non è vera, certo, le navi da guerra del re portavano la bandiera bianca coi gigli d'oro, ma lo stemma del re erano i gigli d'oro in campo azzurro. Invece, nel 1792, la rivoluzione va avanti a galoppo e Abbatte la monarchia e si proclama la Repubblica e il re viene imprigionato, è giudicato per alto tradimento è condannato a morte è ghigliottinato e alcuni studiosi giustamente hanno detto se il bianco nel tricolore fosse stato messo lì perché rappresentava il re, a quel punto l'avrebbero tolto. Ma nemmeno si sogno di toglierlo.
L'ho fatta un po' lunga, ma secondo me è importante per immedesimarci nei nostri veri protagonisti, cioè gli italiani di allora, gli italiani o per dir meglio gli italiani che stanno in città, perché quelli che stanno in campagna ricevono meno informazioni e sono meno abituati a discutere di politica, gli italiani che sanno leggere e scrivere, che non sono probabilmente la maggioranza, gli italiani che non ne possono più del modo in cui si vive in questo paese diviso in tanti piccoli stati, più o meno tutti dipendenti da potenze straniere, gli italiani che quando arrivano le notizie di quel che succede in Francia, cominciano a dire forse forse anche noi dovremmo cominciare a fare la stessa cosa.
Ecco quegli italiani vivevano in un mondo in cui ripeto l'idea di bandiere nazionali di coccarde nazionali non esisteva nel modo più assoluto, è una delle notizie che arrivano da fuori, le notizie arrivano anche se in Italia tutti i governi ovviamente sono terrorizzati di quel che sta succedendo in Francia. I Savoia a Torino come i Borboni a Napoli come i granduchi in Toscana come i vostri principi emiliani qui i Duchi di Parma i Duchi di Modena, tutti il papa tutti terrorizzati e tutti questi stati sono stati di antico regime dove non c'è nessuna di quelle incredibili novità moderne che si chiamano libertà di stampa, libertà di opinione, libertà di nemmeno per idea stampa, quel che dice la censura e Ciò nonostante le notizie arrivano. Poi magari arrivano un po' confuse. E così si spiega il modo in cui per la prima volta in un archivio italiano si trova un documento che parla di gente che porta il Tricolore come segno di riconoscimento. Siamo a Genova e nell'archivio della Repubblica c'è un rapporto, credo sia un rapporto di polizia, ovviamente, in tutti questi stati italiani, c'è la polizia, dappertutto, la polizia in borghese, la polizia che controlla che sta nei caffè a sentire cosa dice la gente, c'è il ministro di polizia sul cui tavolo arrivano i rapporti e a Genova il rapporto dice e che c'è gente che si aggira avendo appuntato sui vestiti la nuova coccarda francese, introdotta da poco tempo a Parigi, bianca, rossa e verde. Allora Voi capite è buffo ma il punto è che è l'idea di tre colori che dimostra mostano qualcosa che è nuovo che colpisce la fantasia e allora al limite anche se si sono sbagliati quelli che hanno il blu però è arrivata notizia che è il verde Chissà come è fatto a modificarsi arrivando dalle gazzette francesi, comunque fatto sta che questa è la prima testimonianza in assoluto di gente che porta in Italia il bianco, rosso e verde e lo fanno perché credono che siano i colori della Rivoluzione francese. Poi, naturalmente, sono cose che vengono elaborate in fretta nel giro di pochissimo tempo diventa tutto molto più chiaro i francesi hanno il bianco, rosso e blu e portare il bianco, rosso e blu nessuno può farlo in uno stato italiano verrebbe spedito in galera immediatamente chiunque si facesse vedere in giro con una coccarda bianca, rossa e blu. Però quelli che sognano quelli che pensano che anche noi faremo come in Francia, pongono anche il problema che quel giorno e quel giorno non sarà il bianco, rosso e blu francese che Noiporteremo all'occhiello Dobbiamo inventarci una cosa italiana prima testimonianza sicura in cui mi sono imbattuto ci porta qui in Emilia a Bologna, dove nel 1794 due studenti dell'Università di Bologna e il capo è Zamboni, Luigi Zamboni, a cui è intitolata ancora adesso una delle grandi vie del centro di Bologna, questi due studenti tramano un'insurrezione per liberare Bologna dal governo del Papa si crea un nucleo di rivoluzionari che fanno delle riunioni, tengono anche dei verbali delle loro riunioni e in una di queste riunioni segrete, lo Zamboni e il 16 settembre 94, lo Zamboni dice che fra le altre cose che bisogna fare se facciamo la rivoluzione la rivoluzione non la facciamo a Bologna la facciamo per l'Italia. Ma l'Italia è un paese diviso da secoli, divisi noi manchiamo di un'insegna che dall'alpi al quarnero ci dica ‘figli di una stessa madre' è necessario un vessillo nazionale per un popolo che risorge a libertà e lui dice ai suoi amici ai compagni con cui sta tenendo queste riunioni segrete preparando l'insurrezione a Bologna dice stasera dobbiamo creare il vessillo Nazionale il vessillo della rivoluzione italiana. È interessante. Son passati 5 anni dalla presa della Bastiglia e tutti hanno già interiorizzato che i francesi hanno scelto il rosso e il blu perché sono i colori di Parigi e il bianco perché è il colore del re. Come vi dicevo, non era affatto così. E a quanto sembra ma nel giro di pochissimo tempo si è creata quella spiegazione e lo Zamboni dice, Guardate cosa hanno fatto i francesi due giorni dopo la presa della Bastiglia, hanno scelto colori nazionali. Il rosso e il blu di Parigi, il bianco del re, e così componeva la bandiera di Francia, quindi è interessante vedere come ragiona lo Zamboni a Bologna, lo Zamboni molto chiaramente ha in testa dobbiamo seguire l'esempio dei Francesi dobbiamo solo introdurre qualche variante, allora il bianco, rosso e blu, dice lo Zamboni, vabbè, il bianco e il rosso vanno benissimo anche a noi, sono i colori di Bologna e evidentemente per la nuova bandiera nazionale, i colori di Bologna sono perfetti e Adessi dice lo Zamboni, uniamo il verde in segno della speranza che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione Nazionale da noi iniziata che cancelli qual'è l'obiettivo cancellare i confini tra i diversi stati italiani, quei confini segnati dalla tirannide forestiera.