La vedova di Maikol Russo, ucciso a Forcella: “Dobbiamo lasciare le Vele ma non troviamo casa”
“La mia storia è tuttora legata alle Vele, lo stabilimento che era stato casa di mio marito Maikol Giuseppe Russo, ucciso a Forcella il 31 dicembre 2015. Ero solo 27 anni quando lui morì, e io ero incinta della seconda volta. La vita è stata dura, ma noi abbiamo sempre cercato di superare la perdita di lui.
La vicenda era complicata, Maikol aveva avuto problemi con la camorra, ma noi sappiamo che era innocente. Era un ragazzo inquieto, che aveva commesso dei piccoli errori da bambino, ma non diabolico. Ecco perché quando morì, ci furono molte domande sul suo conto e la sua innocenza fu definitivamente stabilita attraverso un'inchiesta giudiziaria.
Oggi, dopo 9 anni dalla sua morte, sono ancora costretta a vivere e soffrire di questa perdita, nonché di una situazione complessa, poiché non posso più vivere alle Vele. Non ho più un'alternativa, infatti, e devo lottare per un futuro migliore per me e i miei figli.
La vita è complicata, soprattutto quando si è costretti a lottare per sopravvivere e trovare una casa senza aiuti. Ma nonostante tutto, ho deciso di parlare e raccontare la mia storia, in modo da rendere giustizia a mio marito e a lui, sì, che era innocente. Nonna Maikol è tuttora una vera tragedia, e lo è per noi, e per i nostri figli, che non hanno ricordi della vita di loro padre”.