“L’applicazione del comunismo è urgente”. La lezione di Stefano Bonaga
Il testo descrive la necessità di riconoscimento e di azione comune per i singoli individui, al di là delle sole esigenze basilari come mangiare, bere e dormire. L’autore sottolinea l’importanza dell’attivismo politico e dell’impegno nella comunità, a partire dalle proprie capacità e interessi, per creare un senso di “noi” che sia più forte del semplice “io”.
L’autore si rifà alla frase di Carlo Emilio Gadda “Io è un parassita della vita” e riflette sulla natura del “noi” come atto di generosità e costitutivo della singolarità. Sostiene che il “noi” non è solo una somma di individui, ma un’entità che trascende la somma delle sue parti.
Il testo si sposta poi sulla questione del comunismo, affermando che non è mai stato realmente attuato, nonostante le intenzioni di Marx. L’autore sostiene che il comunismo non è stato applicato nei paesi industrializzati, come previsto da Marx, ma piuttosto in paesi agrari, dove ha portato a dittature e sfruttamento.
L’autore conclude che il comunismo, inteso come società in cui a ciascuno si dà secondo i propri bisogni e si chiede secondo le proprie capacità, è più urgente che mai. Tuttavia, sottolinea che ciò non elimina i conflitti e che la misura delle potenze è determinata dal dispiegamento della potenza dei cittadini.
Il testo si conclude con una riflessione sulla crisi dei corpi intermedi, come la chiesa, la scuola e la famiglia, e sulla deriva delle agenzie di autorevolezza. L’autore sostiene che la dispersione atomizzante della società, in cui gli individui sono sempre più connessi ai loro telefoni e meno alle persone intorno a loro, non produce una società degna di tale nome.
