le dive padrone del cinema! diana karenne spia, i capricci di francesca bertini.quel roberto roberti
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le dive padrone del cinema! diana karenne spia, i capricci di francesca bertini.quel roberto roberti

CIAK, QUANDO LE DIVAS ERANO PADRONE DEL CINEMA – DUE LIBRI RACCONTANO LE SETTE VITE DI DIANA KARENNE (SOSPETTATA D'ESSERE UNA SPIA) E I CAPRICCI DI FRANCESCA BERTINI E LE INFLUENZE CHE INFLUENZAVANO I REGISTI

Lo sguardo al femminile sul cinema non è (solo) un prodotto del #MeToo, ma ha origini lontane. Nei primi decenni del ‘900, quando il cinema era muto, erano tantissime le registe donne e le star femminili dominavano la scena senza complessi di inferiorità nei confronti dei colleghi maschi. Tre recenti avvenimenti librari e cinematografici cielo confermano.

Uno di questi eventi riguarda l'indagine su Diana Karenne, diva la cui vita è circondata del mistero. Nata in Polonia (o forse in Russia?), era ebrea e non tornò a Est dopo la rivoluzione d'Ottobre. Era nota per la sfacciataggine e girava film non solo in Italia, ma in tutta Europa, facendo spargere la voce di essere morta durante un bombardamento, ma pare che sia morta invece molti anni dopo la fine della guerra. Sia stata definita “la più intelligente di tutte” da chi ne ha studiato la vita e i pochissimi film conservati fino ai nostri giorni. Molti sono convinti che si tratti di una spia. Cambiò più volte il nome con cui appariva sullo schermo, modificò spesso le sue origini. La storia di Diana Karenne è avvincente e raccontata splendidamente dal libro “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” di Melania Mazzucco, con una prosa coinvolgente e passione che traspare in ogni pagina.

Un altro importante evento riguarda Eleonora Duse, forse la più importante presenza del teatro italiano di inizio ‘900. Duse, The Greatest è un viaggio alla scoperta di una donna che ha saputo calcare le scene di tutto il mondo, ha vissuto da donna libera una storia d'amore con Gabriele D'Annunzio e ha tra le sue più importanti ammiratrici due vere signore del cinema contemporaneo come Ellen Burstyn e Helen Mirren. Scritto con la docente universitaria Maria Paola Pierini, il documentario per fortuna non è la solita agiografia (“quanti era brava, quanta era bella”) ma si interroga su come quella donna abbia reinventato il teatro e conquistato fama eterna anche con l'unico film interpretato nel 2016, Cenere, ambientato in (da un romanzo di Grazia Deledda) ma girato in realtà nelle valli di Lanzo.

Un terzo evento importante riguarda Francesca Bertini, la prima che ebbe la possibilità di imporre i propri capricci in virtù dell'enorme popolarità raggiunta (ad esempio, alle cinque del pomeriggio in punto lei interrompeva qualsiasi ripresa per prendere il tè con le sue amiche). La Bertini è di fatto la protagonista del saggio che i due studiosi Caterina Taricano e Silvio Alovisio hanno dedicato al regista che l'attrice preferiva, quel Roberto Roberti che altri non era se non il padre di un certo Sergio Leone (che infatti, quando deve prendere uno pseudonimo per fingere che il suo primo western batta bandiera a stelle e strisce si firma Bob Robertson).

In “La cavalcata dei Sogni”, libro edito da Kaplan, si racconta con dovizia di particolari e approfondimenti il legame tra i due. Da questi approfondimenti si percepire il motivo per cui Bernardo Bertolucci insistette tantissimo perché la Bertini accettasse di partecipare al suo capolavoro Novecento ricoprendo il ruolo di un'anziana suora: anche per Bernardo, il cinema era mito e memoria, che è poi il motivo per cui oggi, contemporaneamente, sono tornate d' Diana, Eleonora e Francesca, icone di un tempo lontano che ancora tanto da dirci.

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