Lerner: “Gaza? Non posso permettermi il lusso del pessimismo. Continuo a dire 2 popoli, 2 stati”
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Lerner: “Gaza? Non posso permettermi il lusso del pessimismo. Continuo a dire 2 popoli, 2 stati”

Lerner: “Gaza? Non posso permettermi il lusso del pessimismo. Continuo a dire 2 popoli, 2 stati”

Lerner: “Gaza? Non posso permettermi il lusso del pessimismo. Continuo a dire: due popoli, due stati”. Ma nella posizione nella quale mi trovo, non mi posso permettere il lusso del pessimismo, ok perché è una vita. Ho compiuto 70 anni, ma da quando ero ragazzino che lavoro per la costruzione di relazioni comuni. So quanto nella società civile israeliana e nella società civile palestinese esistono gli attori, i potenziali leader del futuro di questa convivenza, quelli che hanno saputo elaborare mettendosi nei panni del nemico il trauma che spinge il nemico a considerare inconciliabile qualsiasi soluzione. Perché quante volte l'abbiamo già detto: shoa e nakba sono sinonimi. Qui mi fermo.

Ci sono docenti di psicologia che studiano i conflitti intrattabili, quelli che si tramandano di generazione in generazione, che sembrano come dire impossibili di composizione, e invece poi succede. È successo in varie parti del mondo: conflitti intrattabili tramandati di generazione in generazione a un certo punto hanno fine. In Europa è successo varie volte: pensate nel 1945, se si fosse concepito che dalla Francia alla Germania non occorreva nemmeno più presentare un documento. Pensate ai Paesi Baschi, pensate all'Irlanda del Nord. Questo è un conflitto maledetto, ma le soluzioni proposte dai fanatici al potere sono, a mio parere, distopie irrealizzabili.

Quando in un posto abitano 7 milioni di ebrei israeliani e 7 milioni di arabi palestinesi in una regione grande come il , secondo me è una distopia, una mostruosità, una pensare che quel territorio possa essere tutto degli Uni e non degli altri. La soluzione che noi chiamiamo oggi dei due popoli, due stati, e che io continuerò a chiamare tale perché non posso permettermi il lusso del pessimismo. È un lusso che potrà avere chi non ha famiglia laggiù o chi non è nato laggiù. Noi dobbiamo provarci nella tragedia, avendo chiare tutto quello di orrendo che sta succedendo e che può peggiorare ancora. Abbiamo il dovere di provarci.

Io so che questi due popoli che abitano in quella regione si temono l'uno con l'altro, che entrambi hanno bisogno di essere rassicurati che l'autodeterminazione nazionale dell'altro non sarà la loro morte non sarà la loro fine. È molto complicato dare questo tipo di rassicurazione oggi. può sembrare paradossale che ne sentano bisogno gli israeliani, che come di loro hanno Una superiorità militare schiacciante, ma vivono anche loro nel terrore e non si sentono affatto rassicurati. La simbologia atroce che ha assunto la vicenda degli ostaggi ci dice anche il pericolo di guerra civile che è in Israele, ci dice questo.

Qua mi fermo. Io non posso permettermi il lusso del pessimismo e di conseguenza continuerò a dire: due popoli, due stati.


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