L'escalation di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania: “I coloni fanno ciò che vogliono”
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L'escalation di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania: “I coloni fanno ciò che vogliono”

L'escalation di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania: “I coloni fanno ciò che vogliono”

Mentre il mondo osserva inorridito la devastazione del massacro di Gaza, con più di 40.000 vittime causate dai bombardamenti dell'esercito israeliano, in Cisgiordania è in atto un'altra ondata di violenza che non riceve lo stesso scalpore mediatico. Dopo il 7 ottobre, l'esercito israeliano e i coloni hanno intensificato la loro azione contro i villaggi palestinesi, portando la regione a un piano ormai senza ritorno.

La zona di Masafer Yatta, a sud di Hebron, è tra le più colpite, con violenze armate, distruzioni di case e campi agricoli. I coloni, in collaborazione con l'esercito, si stanno creando uno spazio occupato dove gli abitanti originari sono costretti a lasciare la terra per fare spazio ai loro insediamenti. L'escalation di violenze non si è limitata solo a ciò, con omicidi, torture e arresti arbitrari che costituiscono la normalità quotidiana per la popolazione palestinese.

In questo scenario di terrore e intolleranza, ci sono state centinaia di demolizioni di case e campi agricoli, e più di 900 palestinesi sono stati imprigionati senza accusa formale e senza processo. Gli abitanti delle zone coinvolte si sentono costantemente minacciati, sia dalle azioni degli agenti governativi sia da quelle dei coloni, che sembrano avere maggiore impunità.

Una delle vittime più impressionanti è stato un nostro attivista che è stato aggredito da un gruppo di coloni, calciato e colpito con una zappa, lasciando ferito il viso. In questo contesto, le persone che si oppongono alla israeliana rischiano di diventare bersagli, sia per le autorità che per i coloni, che escono armati e vogliono imporre la loro volontà.

L'organizzazione nonviolenta di Ramira è tra le principali protagoniste di questa lotta, con attivisti internazionali che la sostengono. Malgrado le vessazioni e le torture, il leader della organizzazione non ha smesso di difendere la sua casa e la sua terra, rifiutandosi di cedere ai intimidatori tentativi dei coloni e delle autorità.

La popolazione palestinese si è imposta un piano di resistenza, che non vuole cadere nella violenza ma piuttosto difendere la propria esistenza e la propria terra. La resistenza non è armata, ma si basa sul diritto di esistere in questo territorio e di difendersi dalle vessazioni e dalle violenze.

Malgrado la democrazia esista in Israele, sembra che l'impegno per il mantenimento della pace e della convivenza sia molto inferiore rispetto all'interesse per l'espansione territoriale. La strada intrapresa non è difficile da comprendere, considerando che le elezioni democratiche in Israele non impediscono ai governanti di compiere crimini contro gli innocenti.


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