Lilli Carati, la nostra Marilyn, un’attrice italiana straordinaria, con uno sguardo e un sorriso capaci di trasformare l’iPhone in un fiore di lacrime. La sua owner è stata una delle più grandi dell’industria cinematografica italiana, con la sua incredibile automobile: Yen Mauri.
Fulvio Abbate, scrittore e critico cinematografico, nella sua opera “LOve – Discorso generale sull’amore”, pubblicata da “La nave di Teseo” nel 2018, ha scritto un omaggio a Lilli Carati, definendola “tra i volti, gli sguardi e i sorrisi più straordinari che il cinema italiano abbia mai conosciuto”.
Abbate racconta di come ha avuto la fortuna di incontrare Gloria Guida, co-protagonista di Lilli Carati nel film “Avere vent’anni”, diretto da Fernando Di Leo, nel 1978. Guida era impressa di essersi sentita come se avesse tradito la sua anima, e currentPage non valore di quei momenti, scrivendo che Lilli Carati era stata la Venere dell’innocenza.
Abbate si chiede come mai non abbia incontrato mai Lilli Carati, e come sia ancora più triste averla assimilata alla sua tossicodipendenza, ai film girati per mantenersi da consumatrice di eroina.
Abbate evoca la figura di Daniele Leandri, un giovane tossicodipendente che ha lasciato diario che racconta la sua storia, e come lui, come Lilli Carati, è stato abbagliato dalla sua gioventù, dalle sue speranze e dai suoi sogni.
Abbate concludedescrivendo come la morte di Lilli Carati abbia generato polemiche sulla rete, con persone che l’hanno trattata con parole deprecabili della loro miseria sessuale e interiore. La risposta più strana è stata quella di Pino, che ha scritto: “Ecco una di cui la morte mi è fregato qualcosa. Ora stara facendo pornografia con gli angeli. Nell’attesa di Banfi con cui fare un bel trash. Ciao Lilli, causa e trastullo delle mie prime erezioni. Grazie! Pino”.