L'incontro Trump-Zelensky, nulla di fatto sui missili Tomahawk
Tregua diplomatica più che negoziato l'incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, con il presidente degli Stati Uniti che ha accolto quello ucraino con un ampio sorriso ma toni ambigui. “Penso ci siano ottime chance che la guerra possa finire rapidamente, anche senza i Tomahawk”, ha detto, alludendo ai missili che l'Ucraina chiede insistentemente per contrastare l'offensiva russa. Zelensky, che aveva sperato di ottenere la conferma della fornitura dei missili a lungo raggio, ha ascoltato in silenzio mentre Trump ha spiegato che “darli a Kiev sarebbe un'escalation” e che “gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la propria difesa”. Dopo l'incontro il presidente ucraino ha spiegato alla stampa: “abbiamo deciso di non parlarne perché gli Stati Uniti non vogliono escalation quindi non rispondo su questo, scusate”. Solo un giorno prima, però, il capo della Casa Bianca aveva raccontato di aver “spaventato” Putin accennando alla possibilità di mandare duemila missili a Kiev. Poi la telefonata di giovedì con il leader russo ha cambiato di nuovo il copione. “Nel frattempo ha annunciato un nuovo vertice con Putin a Budapest, spiegando che sarà lì perché gli piace il premier ungherese Viktor Orban. Su Truth Social, invece, Trump ha commentato: l'incontro con Zelensky è stato molto interessante e cordiale ma gli ho detto come anche al presidente Putin che è ora di smettere di uccidere e fare un ACCORDO!” Da mesi Kiev e Mosca cercano di attirare Trump dalla propria parte. Zelensky a Washington ha offerto la tecnologia dei droni ucraini, settore in cui Kiev ha conquistato un vantaggio riconosciuto anche dal Pentagono, e la promessa di trasformare l'Ucraina in un partner economico strategico incontrando il segretario all'Energia Chris Wright e alcune compagnie statunitensi per ampliare l'accesso degli Stati Uniti al gas naturale liquefatto stoccato nei depositi ucraini.
