Maurizio Lastrico: «Il maschilismo inconscio esiste, anche solo quando ti aspetti che a cucinare sia la donna. Mi piaceva Tinder, ma è una malattia se diventa compulsivo»
Quindi ci si riconosce?«Sì. Per paura di sbagliare capita che mi censuro. Tanto più sui social da quando sono un po' noto. Non che quello che vorrei dire sia passabile di attacchi ma, dopo un po', il timore censorio ti si deposita dentro. Da un lato non è male perché ti rende più riflessivo, dall'altro perdi in leggerezza. Per un artista non è un bene mettere al primo posto la preoccupazione di non sbagliare».Si è abituato a essere riconosciuto, ad avere perso il privilegio dell'anonimato?«Ho capito che la cosa migliore è non fare finta, ma prendersi un po' in giro. Dire, per esempio,: “Belin, c'ho un'intervista da fare, non ho tempo…”. Essere onesti. In uno spettacolo, una volta, mi è capitato di dimenticarmi un pezzo e l'ho detto. Alla fine il pubblico…