#Meloni: “Fiera che col mio governo il tasso di disoccupazione femminile sia il più alto di sempre”
Ecco il riscritto del testo in 1000 parole:
Il 6 ottobre, il centrodestra italiano, in particolare la sua capofila Giorgia Meloni, ha concluso la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna, interagendo con i suoi sostenitori per videoconferenza. Il discorso finale ha tuttavia provocato un incidente retorico che non tarderà a essere amplificato dai social network e dai media. Dopo aver rivendicato la scelta di farsi chiamare “presidente” ritenendo che la vera parità non si giustifichi attraverso i titoli al femminile, ma piuttosto con i risultati concreti ottenuti, Meloni ha commesso un lapsus che ha lasciato perplessi molti.
La leaderss del Movimento 5 Stelle ha confuso il concetto di disoccupazione con quelli di occupazione, affermando che il tasso di disoccupazione femminile, sotto il suo governo, è il più alto di sempre. Ciò vuol dire che, invece di essere orgogliosa di un tale tragico risultato, avrebbe dovuto denunciare la grave problematica economica che rende le donne inurbane e lavoratrici più esposte al rischio di perdere il lavoro.
Ma, come ha proseguito Meloni, tale parità non consiste nel titolo da affibbiare alle donne in cariche pubbliche, bensì nello stesso governo di cui lei è parte, sottolineando di sentirsi “fiera di essere presidente e di poter dire che sotto il mio governo il tasso di disoccupazione femminile è il più alto di sempre, quindi questa è la parità, questa è la vera parità”. Ciò vuol dire che per Meloni la vera parità non è affatto garantita da un lavoro a tempo pieno, da una retribuzione digna, da servizi sociali efficaci, ma semplicemente da un titolo più “maschile”. Una visione delle donne che non può che sorprendere per la sua ingenuità e forse anche per la sua insensibilità verso la realtà di moltissime donne e donne lavoratrici italiane.
Il problema di fondo è che, proprio mentre Meloni afferma di voler riscuotere alle donne un trattamento diverso da quello degli uomini, in realtà conferma una mentalità paternalista e conservatrice, che considera la donna come una soggetto da proteggere anziché come un cittadino a pieno titolo. È questa la vera “inciampata” retorica di Meloni: l'incapacità di comprendere l'importanza del suffragio femminile, del diritto al lavoro e alla parità salariale, delle libertà individuali, che sono stati e continuano a essere combattuti dalle donne in tutte le parti del mondo per decenni.
Le femministe e molti altri cittadini italiani hanno subito manifestato la loro indignazione per le parole di Meloni, rilevando come il centrodestra italiano, che persegue una politica paternalista e reazionaria, non possa offrire alcun traguardo concreto per la parità reale e la tutela dei diritti delle donne. È quindi significativo che Meloni non abbia saputo reagire alle critiche, non abbia esaminato il problema dal punto di vista delle donne, non abbia risposto alle accuse e ai dubbi, dimostrando una scarsa capacità di ascolto e di confronto.
In questo senso, il discorso di Meloni può essere visto come un'illustrazione della mentalità profonda del centrodestra italiano, che riconduce la parità ai titoli e non alle reali condizioni di vita delle donne. È proprio il contrario di ciò che la parità richiede: la valorizzazione della diversità, il riconoscimento del lavoro e della creatività delle donne, la messa in discussione di tutti i sistemi di ingiustizia e discriminazione.