La vittoria di Trump insegna che la politica è sempre più spettacolo, ma lo spettacolo non è più politica. È questo il punto di vista espresso da Francesco Merlo in un articolo pubblicato su “la Repubblica”.
Merlo critica Taylor Swift, considerata la “fidanzata d'America”, che non ha portato voti con il suo endorsement del ticket Harris/Walz. Anche George Clooney, che aveva scritto un editoriale sul “New York Times” contro Biden, non ha avuto un impatto significativo sulla campagna elettorale.
L'autore sostiene che gli applausi e le apparizioni pubbliche dei celebrity non sono più un indicatore di consenso politico. La vittoria di Trump ha messo fine al mito dell'artista engagé, che aveva raggiunto il culmine in Europa e in Italia, dove la politica era diventata spesso uno spettacolo.
L'Italia, in particolare, è stata il laboratorio di sperimentazione dello spettacolo trasformato in politica. Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, aveva creato un modello in cui il pubblico si trasformava in elettorato e gli applausi in voti. Questo modello era stato esportato anche da Silvio Berlusconi, che aveva utilizzato la sua rete televisiva per promuovere la sua immagine politica.
Oggi, però, sembra che questo modello non funzioni più. La vittoria di Trump ha portato al ritorno del “cow boy politicamente scorretto”, con la voglia di sparare agli immigrati e di tornare a un'epoca passata. In Italia, questo si traduce nel ritorno dell'Uomo Qualunque, che non ha più bisogno di un'immagine mediatica per conquistare i voti.
Merlo conclude che la politica è sempre più spettacolo, ma lo spettacolo non è più politica. La vittoria di Trump ha messo fine al mito dell'artista engagé e ha portato a un ritorno al passato, con la voglia di tornare a un'epoca in cui la politica era più semplice e più diretta.
In questo contesto, l'articolo di Merlo suggerisce che la politica deve tornare a essere più seria e meno spettacolare, e che gli elettori devono tornare a valutare i candidati sulla base delle loro idee e delle loro azioni, piuttosto che sulla base delle loro apparizioni pubbliche e delle loro immagini mediatiche.