Missioni internazionali, Fratoianni: “Vengano discusse una ad una, non a pacchetto”
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Missioni internazionali, Fratoianni: “Vengano discusse una ad una, non a pacchetto”

Missioni internazionali, Fratoianni: “Vengano discusse una ad una, non a pacchetto”

“Missioni internazionali, Fratoianni: “Vengano discusse una ad una, non a pacchetto”. Sì, grazie presidente, interviengo su questo, che è un emendamento a mia firma e che, appunto, è un emendamento soppressivo. Con questo intervento, faccio anche una dichiarazione di voto: voteremo a favore degli emendamenti che comunque hanno un obiettivo migliorativo, ma siamo convinti che il provvedimento di cui trattasi non funzionerà nel suo complesso delle missioni, come le affrontiamo da molti anni.

Siamo arrivati a segnalare alcuni problemi che sono di sostanza, non di forma. Il primo tra tutti è il fatto che il decreto missioni arriva in questo Parlamento alle camere della Repubblica alla metà dell'anno in corso. C'è stato anche qui un piccolo miglioramento, l'ho riconosciuto al ministro Crosetto: quest'anno abbiamo votato a fine maggio, invece che a fine luglio. Ma converrete con me che votare dopo sei mesi in cui le missioni sono già in corso significa ratificare scelte già prese, anziché assumere responsabilmente una decisione nelle aule del parlamento della Repubblica.

Abbiamo più volte segnalato un'altra criticità molto significativa: il fatto che anno dopo anno continuiamo a reiterare missioni che in alcuni casi vanno avanti da 101 e anche più anni senza che avvenga mai in nessun luogo, nemmeno in commissione, tantomeno nell'aula del parlamento, senza che mai ci sia una discussione capace di affrontare nel merito l'andamento di quella singola missione, cosa ha prodotto, ha portato a casa, quali criticità sono emerse, la sua utilità. Non c'è questa discussione, semplicemente continuiamo in modo diciamo perfino passivo a portare avanti una discussione che ha invece implicazioni molto serie.

Ora che succede, con questo intervento, non si modifica alcuna di queste criticità, che invece sarebbe urgente modificare. Si rende invece, se possibile, ancora più opaca la gestione di questo che è un passaggio assai significativo: con questo decreto, si consente, in sostanza, al governo di poter successivamente al voto del parlamento modificare in alcune aree la disposizione degli uomini delle risorse delle truppe, in questo caso e dei mezzi destinati a una missione, per essere spostati in un'altra missione, magari di un'area omogenea.

Faccio un esempio ancora più chiaro: può accadere che il parlamento, una parte del Parlamento, in questo caso penso al nostro gruppo Alleanza verde e sinistra, voti a favore di una missione perché ne condivide gli obiettivi, perché ne condivide le ragioni, perché valuta che quella missione sia utile, e poi può succedere che chi ha fatto quella scelta e ha votato in quel modo per quelle ragioni scopra che alcuni mesi dopo, quei risorsi, quegli uomini sono stati dirottati su un'altra missione, sul quale invece aveva espresso un voto negativo. Voi capite che questa cosa non sta né in cielo né in terra, e invece di risolvere le criticità che permangono e che ripeto permangono non sulla singola missione, ma sull'impianto generale sul modo con cui affrontiamo questa discussione, rendono ancora meno intelligibile e meno efficace il modo con cui ci approcciamo a una materia che, ripeto, non possiamo continuare ad affrontare burocraticamente. Ci sono altri grandi paesi europei, penso alla Germania, dove quando si discute delle missioni internazionali, lo si fa per tempo, cioè prima che cominci l'anno nuovo, analizzando missione per missione, verificando cosa è successo, cosa è andato bene e cosa è andato male, e sulla base di questa seria discussione, il Parlamento è chiamato a deliberare. Vorrei per ragioni, diciamo, di efficacia, di rispetto e anche di buona funzionalità delle istituzioni, che una prassi come questa potesse finalmente arrivare anche nel Parlamento italiano.”


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