Nicola Savino, una figura storica della radio italiana, ha raccontato la sua avventura iniziata negli anni Novanta, da fonico a Radio DEEJAY, per poi diventare parte della storia della radio italiana. Insieme a Linus, ha segnato un'epoca con Deejay Chiama Italia, dove ha iniziato come “l'uomo della strada” e ha condotto programmi di successo anche in tv.
La sua ossessione per la radio è nata durante l'infanzia e l'adolescenza, grazie al rapporto con il padre, ingegnere petrolifero per Eni, che spesso era lontano per lavoro. “Io sono figlio di un papà che, purtroppo o per fortuna, era un ingegnere petrolifero e il petrolio non lo trovi a Cologno Monzese. Mio padre è stato anni in Algeria, in Libia, in Oman, in Iran e in Iraq”, racconta Savino.
La sua fissazione per la radio è legata proprio al rapporto con il padre. “Mio papà, proprio da quei Paesi, mi portava delle radio, quando tornava carico di sensi di colpa, e io dentro quelle radio impazzivo. Torno a Bonolis: io ho sempre avuto la fissazione delle radio perché cercavo proprio mio papà. Io ogni volta che sentivo la radio cercavo le onde, la M – quella che fa sentire, solo di notte, le radio che arrivano da molto lontano come i Paesi arabi –, e io sentivo delle lingue diverse e mi dicevo ‘Chissà, magari qui è dove c'è mio padre'”, spiega.
La sua carriera a Radio DEEJAY è stata caratterizzata dalla sua ossessione per la radio e dalla sua capacità di lavorare bene come fonico e speaker. “Io ho mandato tre lettere, solo Radio DEEJAY mi ha risposto”, racconta. “Mi ha telefonato Danny Stucchi, sapevo chi fosse perché guardavo Deejay Television e nei titoli di coda c'erano Dario Usuelli e Danny Stucchi. Quando poi sono andato in radio mi hanno spiegato Radio Deejay: qui c'è la pubblicità che va a determinati orari e il blocco pubblicitario dura tre minuti. E io ho risposto: lo so. Io li conoscevo già i blocchi, me li ero segnati, perché io ero malato di radio, mi interessava solo quello”.
Savino ha anche parlato del rapporto con Linus, suo compagno di avventure a Deejay Chiama Italia. “Linus non mi chiama per fare Deejay Chiama Italia. Io ero lì con la Gazzetta aperta e mi dice ‘Sentiamo un po' cosa dice l'uomo della strada', io inizio a sparare delle cazzate e poi la cosa è andata avanti”, racconta. “Io abitavo ancora a San Donato e avevo uno stile di vita un po' dissoluto, se c'era da far serata la sera prima io bevevo il bicchiere in più. Per due o tre volte sono arrivato tardi e lui mi ha detto ‘Ascolta, stiamo facendo questa roba qua. Se tu ci sei io faccio conto su di te sennò se deve essere che un giorno arriva alle 10 e l'altro alle 10.30 o alle 11.15 non ci siamo'. Lui non se la ricorderà questa cosa ma da quel giorno mi sono sistemato”.
I due conduttori hanno lavorato insieme per 28 stagioni, creando un rapporto di complicità e di amicizia. “Siamo un po' più saggi, credo. Ma talvolta anche cinici, perché la vita che ti porta così”, dice Savino. “A me la parte che colpisce di più, e forse la meno importante, è la cultura musicale. Forse è il fratello maggiore che non ho mai avuto – avevo solo sorelle più grandi con gusti diversi. C'erano delle cose che mi mancavano e adesso mi propone dei pezzi, mi sta facendo un po' recuperare”.
La sua storia è un esempio di come la passione e l'ossessione possano portare a successi e a un'esperienza lavorativa soddisfacente. “La radio è stata la mia vita, la mia ossessione”, conclude Savino. “Sono stato fortunato, ma con una vocazione e un'ossessione”.