Niko Cutugno, figlio di Toto Cutugno, comunica di aver passato la maggior parte della sua vita percependo di essere il frutto di un tradimento. Soltanto per sette anni, prima che suo padre riconoscesse pubblicamente la paternità, ha portato solo il cognome della madre. La sua infanzia è stata attraversata da una sensazione di inadeguatezza e confusione, come ricorda in un recente'intervista a Luca Casadei.
“Per la maggior parte della mia vita ho avuto la percezione di essere il frutto di un tradimento. Per i primi sette anni, ho portato solo il cognome della mamma. Conoscevo il suo vero nome, che era Salvatore. Non credo che mi avessero detto Toto per evitare che in qualche modo ci potessero essere dei problemi rispetto al piano di segretezza che avevano, diciamo, deciso di perpetrare. Ero in macchina con mio papà, avevo forse sette anni, e in radio di punto in bianco passavano un suo brano. Questa voce che usciva dalla radio, mi ricordo un po' un senso di: c'è qualcosa che non quadra, perché comunque ce l'avessi seduto a fianco. Ebbi la sensazione che rimase tipo in silenzio, quasi pietrificato, come se si stesse nascondendo per paura di essere scoperto in sostanza,” racconta Niko.
La rimozione della notizia della sua esistenza sui giornali ha scatenato una serie di eventi tensionali e da quando ha scoperto la verità sulla sua identità come figlio di Toto Cutugno. “Scattano queste foto di nascosto di me e papà che giocavano nel cortile di casa. Questo ha dato vita a uno sconvolgimento, almeno temporaneo, delle sue certezze, perché ha dovuto scegliere se farlo emergere e farlo scoprire, diciamo, non solo a sua moglie, ma tutto il suo mondo lavorativo. Nessuno lo sapeva. Il giorno prima che uscisse questo giornale, è andato dalla moglie e le ha raccontato tutto. In quel momento sembrava che fosse cascato il mondo, almeno il suo mondo,” dichiara.
Niko racconta anche di come sua nonna gli abbia raccontato la verità sulla sua identità alcuni anni più tardi. “Me lo disse il mio bisnonno: ‘tuo padre è Toto Cutugno'. C'era una settimana enigmistica con lui in copertina e ha detto: ‘questo è tuo padre, è un cantante famoso. È una persona che tutti conoscono'. Mi ricordo proprio questa stanza e questo senso di confusione. Non posso dire di aver avuto un'infanzia finta, ma comunque una grossa parte della mia identità era nascosta.”
Sul rapporto con Toto Cutugno, Niko dichiara che è stato difficile vivere con lui a causa del suo carattere narcisista e possessivo. “Mio papà era una persona estremamente controllante, narcisista, era molto possessivo. Non ha mai accettato l'idea di essere lasciato. A un certo punto nella vita della mamma è subentrato un altro uomo: lei non avrebbe dovuto avere altre relazioni, mentre lui ne aveva durante il loro rapporto. Mamma andò in depressione, era un continuo e nemmeno con troppo impegno nel nascondere. Lui era un maestro in termini di bugie. Amava usare la bugia per l'adrenalina che gli dava l'essere scoperto. Aveva costruito questo mondo parallelo grazie alle bugie, che in questo caso diceva alla moglie, ma si serviva di questo strumento anche quando non era necessario. Non è stato mai violento fisicamente, ma ho conosciuto violenza verbale e paura, incuteva proprio timore. Vivevamo in un regime di terrorismo psicologico, dove avevi paura a fiatare.”
Sullo stesso argomento, Niko racconta della morte del padre, avvenuta nel 2023. “Era agosto del 2023 e mi hanno detto: ‘guarda che tuo papà è giallo'. Dopo un mese, è successa la stessa cosa e l'ho accompagnato io all'ospedale. Quella è stata una notte tosta perché poi il dottore ha detto: ‘abbiamo fatto un'ecografia all'addome e c'è una macchia'. Era il 1° agosto, il 22 se n'è andato: era un uomo che non aveva più voglia, si capiva che voleva andarsene. Sono arrivato in ospedale, ero da solo, sono stato il primo. Mio papà era già in coma. Ricordo proprio quell'ora in cui siamo stati in camera da soli, gli ripetevo mentalmente un mantra: ‘ti amo, mi spiace, perdonami, grazie'. Lui mi stringeva la mano e a un certo punto si è commosso. Questa è la mia interpretazione, non so se sia un'inesattezza scientifica, ma la sensazione che ho avuto è che mi sentisse. Sentivo questo suo respiro sempre più affannato. Quando è arrivato l'ultimo, nella stanza è scoppiato un grido di dolore, ma dentro di me si è sprigionata una pace che non avevo mai sperimentato. Ho sentito proprio che sapevo esattamente dov'era, che non era più lì e che stava bene.”