NON COLPEVOLE, GIUSTIZIA A ROVESCIO – DALLA PASSARELLA AL BARATRO
La storia di Greta Gila, una modella ungherese di 21 anni, che è stata detenuta in carcere per più di due mesi con l’accusa di essere una narcotrafficante, quando in realtà si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Greta era stata ingaggiata per uno shooting fotografico a Tokyo e aveva fatto scalo a Roma, dove doveva incontrarsi con il suo manager e la sua costumista. Tuttavia, la costumista era stata arrestata con 11 kg di cocaina e la Guardia di Finanza aveva trovato un biglietto aereo a nome di Greta, che aveva portato all’arresto della ragazza.
Greta ha trascorso 73 giorni in carcere prima di essere rilasciata con l’obbligo di firma per 5-6 mesi. Durante la sua detenzione, ha sofferto di attacchi di panico e claustrofobia, e non parlava italiano, il che ha reso difficile la comunicazione con le autorità.
L’avvocato di Greta ha lavorato per dimostrare la sua innocenza, presentando prove e testimoni che hanno confermato la sua versione dei fatti. La Corte d’Appello ha liquidato a Greta un indennizzo di €22.000 per l’ingiusta detenzione, ma l’avvocato sostiene che la legge italiana non prevede un risarcimento adeguato per i danni subiti.
Greta ha deciso di cambiare mestiere e di dedicarsi alla pittura, dopo che la sua carriera di modella è stata stroncata dall’esperienza in carcere. La sua storia è un esempio di come la giustizia possa sbagliare e di come le conseguenze di un errore giudiziario possano essere devastanti per la vita di una persona.
L’avvocato sostiene che la legge italiana dovrebbe essere riformata per prevedere un risarcimento più adeguato per le vittime di errori giudiziari e che la giustizia dovrebbe essere più attenta e ponderata nel suo lavoro. La storia di Greta è un monito per la società e per le istituzioni, per riflettere sull’importanza della giustizia e della dignità umana.

