Omicidio Santo Romano, Borrelli alla fiaccolata: “Illegalità da condannare sempre senza paura”
“Omicidio Santo Romano: ‘L'illegalità da condannare sempre senza paura'. È ora di prendere una posizione chiara e netta. Non possiamo più tollerare questa situazione in cui i nostri figli, i nosso ragazzi, come Francesco F, sono costretti a scontare la loro condanna in carcere. ‘Non è un regalo', dice. In realtà, è un'ingiustizia, una discriminazione contro i minorenni poi lo statuto la loro età dice che devono essere trattati con dignità, ma al loro interno dei carceri sono trattati come se non fossero altro che delinquenti.
Siamo tutti quanti assieme a dire che non è giusto. Non può essere giusto. Non possiamo più tollerare situazioni in cui i nostri figli sono trattati da adulti. Dobbiamo pensare a loro e ai nostri bambini che cresceranno entro dieci, quindici anni e che saranno proprio loro a dover pagare le conseguenze di queste azioni. È assurdo e ingiusto.
Gli uomini d'affari del nostro territorio ricevono la visita dei nostri ragazzi che gli chiedono un regalo per Natale o per altre occasioni speciali. Ma noi non possiamo regalare, non possiamo dare nulla ai nostri figli. Non è possibile. Non è possibile una volta che sono dentro. Non possiamo più pensare che qualcuno debba scontare la sua condanna in carcere. Dobbiamo pensare ai suoi diritti, ai loro bisogni, ai loro doveri. Non possiamo più considerarli come adulti, come se lo fossero.
Molti commercianti provano paura, non solo coloro che parlano di questo. Sì, io capisco che la paura possa essere motivante, ma non ci sono giustificazioni per portare i nostri ragazzi in carcere. Non è una madre, non è un padre, non è un amico. Non è una scusa. Non è giusto.
Se tutti quanti assieme lavorassimo insieme, non ci sarebbero problemi. Non ci sarebbero regali da spendere, non ci sarebbero problemi da affrontare. I nostri ragazzi non sarebbero in carcere, non scontando la loro condanna. Ma la società non vuole guardare avanti, non vuole capire che i nostri figli sono rimasti indietro.
La mamma di Francesco F è la mamma di altri, ha un figlio come gli altri. Il papà di Francesco F è il papà di altri, ha un figlio come gli altri. E loro vivono già da un anno e mezzo da sole per tentare di salvarlo. Ma Facebook non ha chiuso. Non tenta di salvare chiunque. Non c'è pietà, non c'è empatia. C'è solo la paura. Solo la paura di perdere i nostri diritti, di perdere i nostri doveri.
No, non possiamo essere chiamati a far parte della società. Possiamo essere chiamati a fare qualcosa di meglio. Possiamo essere chiamati a cambiare la società. Possiamo essere chiamati a conquistare un mondo in cui i nostri figli non siano trattati come adulti, in cui i nostri figli non siano trattati come delinquenti. Possiamo essere chiamati a differenziare, a migliorare, a cambiare. O possiamo essere chiamati a scontare la propria condanna in carcere. La scelta è nostra.”