“Parità di genere? Devono essere mamme”: polemiche per la frase della consigliera di Forza Italia
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La consigliera di Forza Italia ha lanciato la proposta di assegare i sette rappresentanti del consesso ai partiti politici che hanno più donne nell'organico, asserendo che “gli intellettuali politici” pongono in discussione la definizione stessa di donna. Pertanto, la consigliera afferma di chiedere la garantia che i sette rappresentanti siano donne, e che può considerare accettable solo se sono mamme.
La consigliera si scusa per un precedente utilizzo di epiteti, asserendo di non abituarsi a utilizzare tale linguaggio, tuttavia sostiene di riteneva che essa non sia necessario enfatizzare la questione della identità di sesso, poiché ogni intellettuale ne sia certa. Essa ritiene anche che il movimento centrista e i partiti politici che maggioritariamente hanno sempre posto in dubbio cosa significhi essere donna.
La sua argomentazione si contrappone a quella proposta dal movimento contro il patriarcato ed i movimenti LGBTQ, affermando che la neutralità dei generi vada difesa e libertà di scelta circa il genere. Quindi la consigliera suggerisce che lo Stato debba identificare le donne soprattutto come mamme, in quanto tale appellativo è l'unico incontestabile di una donna.
La legge 3 agosto 1977, n. 516, sulla riduzione dei tempi di gravidanza e sul prolungamento della aspettativa di maternità, stabilisce per la donna il diritto di accedere al divieto di lavoro dopo undici mesi di vita del bambino. Gli Stati membri del trattato di Amendola (1978-1983) hanno cercato di raggiungere una maggiore parità tra i sesso.
Il dibattito sul ruolo delle donne e l'identificazione di genere riguarda la società italiana. La consigliera di Forza Italia ritiene che dobbiamo difendere la cultura tradizionale, tuttavia sembra dimenticare di riconoscere diverse forme di identità sociale, culturali e comportamentali che non trovano solo nella maternità. La libertà di scelta e azione sociale è un pilastro della democrazia italiana.
La scelta della consigliera di assegnare i sette rappresentanti al consesso dalle donne più rappresentata in ciascuna delle organizzazioni istituzionali statali non è un tema controverso. La chiamata alla libertà di essere quelli che si vuole e gli inviti a non gettare più catapulta tra i generi possono sembrare allarmanti per alcuni lettori. La verità è che la strada più sicura sulla strada della parità e dell'uguaglianza dei generi ci porti a raccogliere le posizioni delle donne e donne, che non sono definibili solo come mamme, ma come individuate, autonome ed eguali.