Perché a Filippo Turetta non sono state riconosciute le aggravanti di crudeltà e stalking
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Perché a Filippo Turetta non sono state riconosciute le aggravanti di crudeltà e stalking

Perché a Filippo Turetta non sono state riconosciute le aggravanti di crudeltà e stalking

La sentenza emessa nei confronti di Filippo Turetta, a qui non sono state riconosciute le aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori nei confronti di , ci pongono di fronte a una riflessione: la legge sullo stalking non funziona, o almeno non come dovrebbe.

La sentenza è stata condannata da molti giudici, che hanno riconosciuto la premeditazione, ma hanno escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Questo giudizio ha indignato molti di noi, che non riescono a comprendere come un ex fidanzato, che ha mandato più di 200.000 messaggi di quel genere in un anno e mezzo e poi ha ucciso la sua ex, non possa essere considerato un stalkere.

La legge sullo stalking è definita nel codice penale come “atti persecutori”, che si configurano quando nella vittima scattano tre condizioni: il timore per la propria incolumità, un grave stato di ansia e un cambiamento delle proprie abitudini di vita. Tuttavia, la difesa di Turetta ha insistito sul fatto che Giulia non aveva cambiato la sua routine e aveva addirittura accettato di incontrare l'ex una volta ultima. Tuttavia, Giulia aveva paura, come confermato dalle sue amiche e dalle sue stesse parole.

La legge sullo stalking è accusata di caricare la vittima del peso di dover dimostrare di avere paura o di aver modificato le proprie abitudini per essere considerata tale. Questo è secondo Margherita Carlini, criminologa che afferma che il comportamento della vittima, che magari decide di restare in contatto con il suo persecutore, non è altro che una strategia di sopravvivenza per cercare di contenere i suoi comportamenti.

Inoltre, quei comportamenti degenerano ulteriormente quando quel contatto non c'è più, come è successo tra Filippo e Giulia quando lei aveva deciso di sottrarsi al suo controllo osseivo. La violenza psicologica non è ancora riconosciuta come una forma di violenza altrettanto reale e pericolosa della violenza fisica.

La sentenza di Filippo Turetta ci consegna una riflessione su come sono state scritte le norme in questo campo, e come esse potrebbero necessitare di essere aggiornate e migliorate. La prevenzione è fondamentale per porre fine a questo tipo di violenze, e non creare false aspettative. Come dice Elena Cecchettin, una vittima di stalking, “finisce che sei una vittima solo quando viene uccisa, ma il problema è che non si capisce che spesso una vittima è portata a credere al proprio stalker perché lo conosce, si fidava di lui in passato, e subisce le sue manipolazioni in un ciclo da cui è difficile uscire”.


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