Perché la moda ha avuto un ruolo rilevante all’interno della convention democratica
Quando a Robin Givhan fu consegnato il premio Pulitzer per il giornalismo di critica, nel 2006, le motivazioni del comitato per questo onore recitavano che il merito della cronista nativa di Detroit era quello di aver redatto pezzi che «sono saggi arguti e oculati che trasformano la critica di moda in critica culturale».
Sarà forse per questo che in America la critica di moda, soprattutto quando è accostata all’analisi del guardaroba del potere, è presa assai sul serio: ciò che non viene detto, ma viene mostrato, è in fondo una sottaciuta dichiarazione d’intenti. Meglio di tutti lo ha spiegato la fashion director del New York Times Vanessa Friedman, nel pezzo “Why we cover what politicians wear”, scritto nel 2020 all’alba della nomina di Kamala Harris come candidata a…