PICCHIATA DAL MARITO CARABINIERE PERCHÉ HA DETTO CHE IL NAPOLI POTRVA BATTERE LA JUVE: CHOC A TORINO
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PICCHIATA DAL MARITO CARABINIERE PERCHÉ HA DETTO CHE IL NAPOLI POTRVA BATTERE LA JUVE: CHOC A TORINO

PICCHIATA DAL MARITO CARABINIERE PERCHÉ HA DETTO CHE IL POTRVA BATTERE LA JUVE: CHOC A TORINO

La storia della donna picchiata dal marito carabiniere è un esempio di come la violenza domestica possa insidiosamente insinuarsi nella vita di una persona, facendola vivere in un clima di paura e terrore. Per 20 anni, la donna ha sopportato violenze fisiche e psicologiche dal marito, un carabiniere del nucleo radiomobile, subendo botte, insulti e minacce anche davanti ai figli.

La violenza è iniziata durante il primo test di gravidanza e si è protratta per anni, con episodi quotidiani di insulti e minacce. La donna ha raccontato di essere stata chiamata “pezzente” e “non vali niente” e di essere stata minacciata di essere “sdraiata” se si fosse allontanata. I pugni al torace e le botte sono stati solo alcuni degli episodi di brutalità a cui la donna è stata sottoposta.

La donna ha provato a denunciare il marito più volte, ma ha sempre ritirato la querela per paura. Nessuno, secondo lei, le credeva e pensava che solo un carabiniere potesse fare quel tipo di cose. La paura era così forte che la donna non osava neanche chiedere aiuto ai parenti, temendo che il marito potesse usarle il suo ruolo per spaventare il processo.

I figli della donna hanno testimoniato a favore della madre, confermando il controllo pressivo del padre e le minacce che aveva loro rivolto. Hanno descritto un clima di terrore in cui erano costretti a vivere, con il padre che le imponeva divieti di frequentare i parenti e le minacciava di sfruttare il suo ruolo per spaventare la madre.

La storia della donna è un esempio di come la violenza domestica possa essere mascherata da un'aparenza di normalità e di come le vittime possano essere costrette a vivere in un clima di paura e terrore. È un caso che rappresenta una speranza di giustizia per la donna e i suoi figli, ma anche un monito per tutti noi di non trascurare i segni di violenza domestica e di sostenere le vittime in questo tipo di situazioni.

La denuncia della donna è stata un atto coraggioso, ma non facile. Ha dovuto affrontare il marito in tribunale, guardandolo in faccia e ripetendo le sue accuse senza paura. È stato un momento di liberazione per la donna, ma anche un momento di terrore per il marito, che è stato allontanato da casa e ha ricevuto un divieto di avvicinamento.

La storia della donna è un esempio di come la violenza domestica possa essere combattuta e vinta. È un caso che ci ricorda che non ci sono persone troppo deboli o troppo forti per affrontare la violenza e che ogni vittima merita il nostro sostegno e la nostra attenzione.


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