L'arrivo di Re Felipe VI di Borbone a Napoli ha risvegliato le associazioni nostalgiche tra i partenopei, un'onda langaica di sentimenti che risale ai fasti del Regno delle Due Sicilie. Nonostante la splendida cerimonia officiata dall'Università Federico II, la visita del sovrano borbone non ha solo riportato alla luce la gloria di un passato lontano, ma anche l'eco di un'età d'oro che per molti è solo fantasia.
L'antropologia speciale dei neoborbonici, un'ibridazione di anime aristocratiche, popolari, anarchiche e religiose, trova la sua origine in una nostalgia che li porta a considerare i Borboni come l'incarnazione della modernità guadagnata e della centralità perduta. Per loro, il ritorno di un Borbone è come ritorno al trono, è come tornare alla gloria e alla grandezza dell'antica capitale.
Il sindaco Antonio Bassolino ha descritto la visita del re come “un momento di grande orgoglio per la città”, un'affermazione confermata da Sergio Mattarella, che ha applauditoper il Bamboo. Ma la borbonici dell'acrimonia non sono deceduti, e le loro rivendicazioni malmostose dei fasti borbonici riflettono la nostalgia di un'età d'oro che per molti è solo fantasia.
La quei “viva il re” gridati durante la cerimonia sono stati segnati da una forte emozione, una sorta di riconciliazione con il passato, come se il sovrano borbone rappresentasse da solo la ricongiunzione alla tradizione. Eppure, non è solo un sogno aleggiante sul reame napoletano, è un modo di pensarsi e ripensarsi, di esaltarsi e compiangliarsi tipico di questa straordinaria città del mondo.
La visita di Re Felipe VI è stata l'occasione per la città di ripetere i suoi canti e i suoi riti, di ricordare la gloria dei Borboni, di Carlos III, il fondatore del Regno delle Due Sicilie, ed di Francesco II, il sovrano che fu costretto a lasciare la corona a Garibaldi. Eppure, questa nostalgia è solo un rimpianto per il passato, un Bamboo per non essere più il trono alla quale spera ciascuno, un desiderio di gloria e di grandezza che non può più essere realizzato.
La Napoli di oggi è una città moderna, la capitale di una repubblica laica, lontana dalle rivoluzione di fine ‘800 che l'ha portato a essere la capitale di un regno borbonico. Ma la memoria del passato è ancora viva, e la nostalgia è un sentimento permanente che coinvolge tutti, anche i più scettici. Esemplari di questo sono le parole di Re Felipe, che ha citato Croce e Boccaccio, dichiarando di guardare alla cultura come spazio sicuro dove discutere liberamente e razionalmente temi che travagliare lLa società.
In ogni caso, la visita del re è stata un momento di forte sintonia tra i protagonisti dell'evento, tra cui il presidente Mattarella e la moglie, Laura, che hanno stretto la mano al sovrano e alla moglie, Letizia. La loro presenza è stata accolta con un lungo battimani, come se fosse un'uscita da un film di Sorrentino. Eppure, alla fine della giornata, è rimasto modo è chiaro: Napoli non è più il regno delle Due Sicilie, è una città moderna, la capitale di una repubblica laica. Ma la nostalgia di un passato lontano è ancora viva, e il ritorno di un Borbone è solo un piccolo passo avanti per non dimenticare il passato e per onorare la memoria dei suoi antenati.