La vita da quarantenne. Ecco, è questo il mio punto di arrivo. Sto bene, sono sereno, sono contento di quello che sto facendo. Non l'avrei mai detto, ma forse da quarant'anni in su la vita è proprio più bella. Forse perché siamo in grado di ragionare meglio, forse perché tante stupidaggini non le fai più. Non lo so, io mi sento molto meglio adesso.
Claudio Amendola, noto attore italiano, ospite della puntata di Deejay Chiama Italia del 27 novembre, sembra essere d'accordo con me. Nell'intervista a Radio DEEJAY, Amendola presenta il suo nuovo libro, “Ma non dovevate andà a Londra?”, che racconta di un viaggio fatto con la sua famiglia nel 1974, quando aveva undici anni.
Il titolo del libro è abbastanza esplicativo. È la domanda che fece suo padre a sua madre quando gli disse: “Tra 10 giorni parto con i ragazzi e li porto in Jugoslavia, Bulgaria e Romania”. Papà le disse: “Ma non dovevate andà a Londra?”.
Il viaggio in questione è stato fatto nel 1974, quando Amendola aveva undici anni. L'attore andò con il fratello adolescente, la madre e il compagno di quest'ultima. Inutile ricordare che i Paesi citati erano sotto pieno regime comunista.
La famiglia Amendola partì da Milano per prendere un traghetto da Pescara a Spalato. Da lì l'esperienza nei Paesi dell'est Europa. Amendola racconta di come sua madre abbia detto tre o quattro frasi che sono rimaste scolpite, come “Sei molto fortunato a esserti fatto male qui, dove gli ospedali funzionano”. Certo, poi vacci all'ospedale. Dopo tre ore e mezza che nessuno era venuto neanche a dirgli “Che cosa è successo?”, con sua madre verde perché aveva una caviglia gonfia così, ha detto “Guarda” e ha sbattuto il piede per terra “Non mi fa più male, andiamo via da questo punto”.
Nell'intervista, Amendola parla inevitabilmente del padre Ferruccio, noto doppiatore e attore italiano. E la domanda non può che essere “Quando hai cominciato a essere tu l'Amendola vero?”.
Eh, ancora deve succedere. Mi vergogno tanto ad affrontare questo argomento. Sono riuscito a non essere più solo il figlio di Ferruccio Amendola perché ho avuto un padre così. Mi ha insegnato tanto, ha capito quando c'è stato il momento del “sorpasso”. Mi ha accompagnato in questo percorso, che è coinciso con una scelta che ho dovuto fare: se continuare a lavorare con papà negli sceneggiati Rai, gli antenati della fiction, o fare altro.
La situazione ha poi portato Amendola a prendere una sua strada. In quel momento a lui sono cominciati ad arrivare “Ultrà”, “La scorta”, “Un'altra vita”, quindi ha dovuto fare una scelta che ha un po' bloccato quel momento di papà. La sua crescita ha fatto sì che fossi un po' indispensabile per quel tipo di storie. Quando gli disse “Mi dispiace, non continuo con te” da una parte ha visto che gli si rompeva qualcosa dentro, dall'altra era molto contento, molto soddisfatto, ma soprattutto era un collega.
La madre di Amendola, Rita Savagnone, è un'attrice e doppiatrice che ha avuto un ruolo importante nella formazione dell'attore. Amendola ricorda come sua madre gli abbia portato a vedere mostre e come l'abbia portato a vedere la casa di Shakespeare, un momento magico.
Mia mamma ha doppiato per tantissimi anni sia la Loren sia la Cardinale, e già questo… Fino a quando gli attori sono arrivati alla decisione di non doppiare più gli attori italiani. Anche perché mamma era bella quanto la Loren e quanto la Cardinale, ai registi diceva “Ma prendi me”. Mamma è stata molto più importante di papà prima, la sua carriera è esplosa prima. Papà aveva una voce che non era giusta per gli anni '60, era troppo sporca. Poi è arrivata l'actor studio, quelli usciti dalla scuola newyorkese, caratterizzati da una maggiore verità. Non erano più solo alti e belli, l'imperfezione era diventata importante.
I genitori di Amendola si sono divorziati quando lui era ancora piccolo, nel 1971. Questo però non ha cambiato l'affetto ricevuto in famiglia. Amendola dice che i suoi genitori erano divorziati ma pieni d'amore, pieni d'attenzione e con la voglia di educarli al bello. Queste sono quelle robe che tu non sai, però sei spugna perché sei piccolo, ti entrano dentro e a un certo punto te le ritrovi.
Anche da questo rapporto nasce “Ma non dovevate andà a Londra?”, il nuovo libro dell'attore.