quant’è rassicutante l’eterna faida tra correnti nel pd – il caos per le liste europee
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quant’è rassicutante l’eterna faida tra correnti nel pd – il caos per le liste europee

La continua contesa tra correnti interne al Partito Democratico (PD) sta generando un clima nauseante che sembra non conoscere tregua. Nonostante le promesse di cambiamento, la situazione attuale vede un prevedibile show sulle liste per le elezioni europee, senza rivoluzione alcuna. Le mozioni Schlein e Bonaccini si scontrano, con candidati provenienti dalla società civile che si oppongono ai politici di vecchia data. Si pongono interrogativi su chi guiderà le liste e chi rimarrà indietro, nelle posizioni meno appetibili.

Tutto ciò dimostra quanto il Partito Democratico sia incapace di imparare dagli errori del passato. Ugo Sposetti, anziano custode dell'ortodossia post-comunista e già senatore del PD, aveva espresso un prezioso insegnamento: quando si formano le liste, bisognerebbe tenere fuori dalla porta l'amico Rancore. Tuttavia, questo consiglio sembra essere caduto nel vuoto.

Nell'estate del 2022, Marco Meloni, un ex depennato, ha deciso di depennare Luca Lotti dalle liste del PD in vista delle elezioni politiche, come una sorta di vendetta per esser stato precedentemente escluso da Lotti stesso. Questo atteggiamento più che infantile dimostra come la sia ancora ostaggio dei rancori personali, invece che insistere su una reale e necessaria trasformazione.

Lo spettacolo in corso all'interno del Partito Democratico riguardante le liste per le elezioni europee rappresenta un perpetuo ritorno al passato per il centro-sinistra. Sin dalla leadership di nel 2016, una parte della sinistra del partito è stata esclusa dal Parlamento, inclusi molti dei protagonisti attuali. Un esempio lampante è Peppe Provenzano, retrocesso a una posizione non eleggibile nella circoscrizione siciliana a causa di manovre renziane, mentre oggi si trova ai vertici del PD. Chiunque lo abbia escluso è scomparso dalle liste e dai radar.

Durante l'epoca di Bersani, nel dicembre del 2012, c'è stato uno scontro con i renziani che si erano rivelati sconfitti nella corsa alla leadership del partito. Tra le vittime di questa contesa c'è l'ex sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, avversario di Bersani sul territorio e capo della campagna del rottamatore alle primarie. Anche una parte della società civile, entrata in Parlamento con il primo PD nel 2008, ha salutato per sempre il mondo della . Ad esempio, il giornalista Andrea Sarubbi si è chiesto ironicamente se la società civile serva solo finché è priva di macchia.

Ora assistiamo al ritorno in forza della società civile all'interno delle liste per le elezioni europee, scelte da . Figure famose del giornalismo come Lucia Annunziata e Marco Tarquinio, rinomati filantropi come Cecilia Strada e altri ancora sono richiamati nel partito. Questa è la replica di uno spettacolo antico quanto il PD stesso. Tuttavia, Pina Picierno, che nel 2014 fu inviata a Bruxelles forse controvoglia e rischia ora di retrocedere, critica aspramente affermando che il PD non è l'. Forse è giunto il momento di riflettere su questa situazione.

Sembra che il PD non sia ancora in grado di abbandonare le vecchie abitudini e i vecchi cliché. La continua lotta per il potere e i rancori personali stanno avvelenando il partito, ostacolando qualsiasi possibilità di cambiamento reale. La politica dovrebbe concentrarsi sulle esigenze dei cittadini e sulla costruzione di un futuro migliore, non sulle rivalità interne. Solo così il PD potrà davvero evolversi e riguadagnare la fiducia degli elettori.

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