Quartini (M5s) vs missioni internazionali: “Niente fondi alla sanità ma aumentano per le armi”
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Quartini (M5s) vs missioni internazionali: “Niente fondi alla sanità ma aumentano per le armi”

Quartini (M5s) vs missioni internazionali: “Niente fondi alla sanità ma aumentano per le armi”

Ecco la traduzione in italiano:

“Quartini (M5s) vs missioni internazionali: ‘Niente fondi alla sanità, ma aumentano per le armi', segno di legge in esame. Il governo si prende la possibilità di inviare forze militari italiane in scenari di crisi, anche in assenza di un coinvolgimento diretto dell'Italia o di obblighi internazionali derivanti da trattati. In definitiva, presidente, si apre a una partecipazione italiana sempre più ampia e indiscriminata in conflitti che potrebbero non riguardarci direttamente. Proviziamo a fare un esempio: la crisi ucraina, c'è l'invasione russa in Ucraina, il governo decide di mandare subito in quel scenario i nostri contingenti con grande prontezza, e il Parlamento, in base a questo provvedimento, deve discutere questa decisione in 5 giorni. Quindi, nell'immediatezza col carico emotivo del momento, senza poter approfondire le ricadute se approvare o no la partecipazione a questa missione. Secondo noi, il tempo è troppo, è troppo breve, perché si rischia di essere condizionati dall'onda emotiva del momento e senza poter approfondire le conseguenze di prendere una decisione sbagliata. Anche la guerra è sempre sbagliata, semplificare in casi come questo è oltremodo pericoloso.

Ci chiediamo: dov'è la necessità di militarizzare ulteriormente la estera italiana, un paese che si è sempre distinto per la vocazione diplomatica, per la sua attenzione ai valori umanitari, deve davvero assumere un ruolo sempre più interventista? No, a differenza di questo esecutivo, che si sta sempre più orientando a un'economia di guerra. Purtroppo, nella prossima manovra, si tagliano tutti i settori sanità, compresa, presidente, nel documento programmatico di bilancio per la sanità, sono stati messi a disposizione 860 milioni per il 2025, solo 860 milioni, quando autorevoli fonti ci dicono che occorrerebbero almeno 4 miliardi, solo per far stare in pari, cioè, per mantenere un servizio sanitario nazionale pubblico in questo momento ormai al collasso.

Non si riesce nemmeno a pareggiare i conti rispetto all'aumento dei costi energetici in sanità, e continuiamo a lasciare nell'incertezza di cura 4 milioni di Italiani che rinunciano a curarsi per povertà o si impoveriscono. Bene, per la sanità, i soldi non si trovano, ma si prevede un aumento di spesa esclusivamente per gli armamenti militari, che già quest'anno hanno toccato il record di 9,3 miliardi di euro. Un governo che ha deciso di investire nei prossimi anni altri 7 miliardi per comprare altri 25 cacciatori F35, oltre ai 90 già preventivati, per arrivare a una flotta di 115 velivoli destinati non alla difesa del nostro spazio aereo, ma appunto cacciatori da attacco, anche con armi nucleari.

Senza considerare che è aumentata la vendita di armi nel mondo, 6,3 miliardi, il record dell'anno scorso, anche a paesi in guerra come l'Ucraina, oltre 400 milioni, il valore dei contratti nel 2023, e che continua a consegnare, si continua a consegnare armi perfino al criminale governo di Netanyahu. Attestano i dati dell'ISTAT, presidente, sull'export, nonostante le smentite governative.

Ebbene, oltre a questo, abbiamo un governo che oggi chiede mano libera, libera nell'invio delle nostre forze armate all'estero, limitando anche il potere di controllo del parlamento. Infatti, questo disegno di legge prevede un minor controllo parlamentare sulle decisioni di invio di truppe all'estero, le nuove disposizioni permettono un intervento più flessibile da parte dell'esecutivo, riducendo i tempi del coinvolgimento del parlamento nelle scelte strategiche militari. Questo secondo noi è un vulnus per la democrazia, le scelte che riguardano le nostre forze armate devono devono passare sempre attraverso un dibattito compiuto e trasparente in Parlamento, con un confronto chiaro e pubblico sulle reali motivazioni di ogni missione.

Ridurre il ruolo del Parlamento in queste decisioni significa ridurre anche il controllo democratico sulle azioni del governo, presidente, siamo alle solite, si comprime il valore stesso della democrazia, non bastano le fiduci, siamo a 60, i decreti-leggi, le mortificazioni del definire i livelli essenziali delle prestazioni, nel contesto della sciagurata autonomia differenziata, si vuole comprimere il ruolo del parlamento anche nel contesto della militare. Non è accettabile, vi anche un aspetto economico non indifferente, il costo delle emissioni internazionali per il nostro paese è già molto alto e il presente disegno di legge prevede una gestione molto più flessibile, giusta, appunto amplificata dei fondi, senza però fornire sufficienti garanzie sul loro utilizzo. Pure lo stesso ministro Crosetto si è dichiarato favorevole rispetto al fatto che le missioni internazionali avessero obiettivi chiari e risultati misurabili, affinché il Parlamento potesse poi decidere in maniera compiuta se prorogare o aumentare i fondi per quelle missioni. Allo stato attuale delle cose, non vedo mai gli obiettivi delle missioni internazionali e non vedo a posteriori un'analisi dei risultati ottenuti, neanche a livello qualitativo.

Secondo noi, esistono altre vie diverse e più coerenti con i valori della pace che l'Italia dovrebbe promuovere nel mondo. Dobbiamo invertire il paradigma dell'economia di guerra. Vogliamo una politica estera basata sul dialogo, sulla cooperazione internazionale, sulla risoluzione pacifica dei conflitti, che veda l'Italia protagonista come un mediatore credibile e rispettato ai tavoli internazionali. La diplomazia preventiva dovrebbe essere al centro della nostra azione internazionale, invece di inviare truppe, dovremmo potenziare la nostra rete diplomatica, investire in organismi internazionali, come le nazioni, e promuovere accordi di pace. È la storia che insegna che le guerre si evitano con il dialogo, la capacità di sedersi attorno a un tavolo e la negoziazione. Vogliamo, inoltre, un rafforzamento del nostro impegno in ambito umanitario, invece di inviare soldati, che pure sono molto stimati, i nostri soldati, inviamo medici, ingegneri, soccorritori e promuoviamo interventi di ricostruzione e di assistenza alle popolazioni colpite in guerra.

L'Italia ha una lunga tradizione di cooperazione allo sviluppo è questa la direzione che dovremmo continuare a seguire. Infine, presidente, dobbiamo investire in un'educazione alla pace, dovremmo promuovere l'educazione ai diritti umani, alla convivenza pacifica, alla risoluzione non violenta dei conflitti. La vera sicurezza internazionale si costruisce anche e soprattutto attraverso la formazione delle nuove generazioni che devono essere capaci di superare la logica dello scontro e della guerra, presidente, noi vogliamo realmente rendere compiuto l'articolo 11 della nostra Costituzione, grazie.”


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