Renzi: “Il mio fallimento nel 2016? Ho capito cosa è successo grazie a Paolo Sorrentino”
” Io credo che in ogni essere umano vengano momenti non paragonabili a quelli vissuti da Liliana Segre, ma quelli che facciamo politica devono stare con tutti, possono ritrovarsi con pochi, ma devono sapere stare da soli. Noi siamo abituati a prendere selfie, i selfie sono le immagini di noi da soli. Poi c'è i selfie con qualcun altro, i pixel dei selfie non rendono fino in fondo la profondità dell'immagine di ciò che siamo, di ciò che è la nostra anima. Talvolta, quando penserete a far politica e non soltanto a far politica, mettetevi in testa di ragionare che siamo in grado di stare da soli o non saremo mai in grado di stare ne con tutti ne con pochi.
Sì, ci sono persone che da questo punto di vista ci insegnano il valore dello stare con gli altri. Poi naturalmente può succedere, e io sono un esempio, che si sbagli. Si dice a Firenze che si sbatte, cioè che si perde, che si corre il rischio. Paolo Sorrentino ha fatto dei film meravigliosi, uno dei quali mi ha spiegato cosa ho vissuto nel 2016, non l'ho mai detto, l'ho capito soltanto dopo. Il film si chiama “Giovinezza” e ormai è un po' di anno fa.
Io nel 2016 ero uno degli uomini più importanti d'Italia, avevo il governo e ero convinto, sono ancora. Ma naturalmente dopo otto anni di riflessioni, si può stare a scrivere sui trattati di ciò che si è sbagliato. Abbiamo fatto una stringa di riforme, di riforme, e a volte ci scappa una roba e ci dice: “Oh, caso! Questa è una riforma del governo Renzi!”. Oggi, per esempio, vediamo i dati che dicono che il popolo giovanile può prendere un mutuo meno rispetto al passato, ma molto di più rispetto a quanto era nel 2016.
La legge sul lavoro, per esempio, ha dato a qualcuno un lavoro a tempo indeterminato e potremmo. Se oggi un pezzo di economia è ancora competitivo, è perché ha avuto l'industria 4.0, che abbiamo fatto noi fin dai tempi di Federica Guidi. Stavo facendo un sacco di cose belle, poi ci sono delle persone che mi si avvicinano e mi dicono: “Non pensarci, non era la tua grande speranza e io, tanto, t'ho votato!”
Ma io dico: “In quale anno? Lasciamo stare!”. E mi dice: “Ehi, certo, però se tu non avessi rischiato, se ti non avessi rischiato, se non avessi rischiato non sarei mai partito”. Se io non avessi rischiato non sarei più a Palazzo Chigi, non ci sarei mai arrivato. Tra i momenti decisivi della mia esperienza politica, tra la strada più semplice e quella più difficile, ho scelto la più difficile e me la è andata quasi sempre bene.
Questo è un ottimo insegnamento, ma il punto fondamentale è che arriva un momento in cui può succedere di fallire. La cultura del fallimento ragazza parlareemo tra poco, a proposito di Federer è fondamentale accettare il rischio, poi naturalmente il compromesso è sempre un casino da trovare tra quando devi accelerare e quando devi pigiare la frizione o pigiare lo stop”.