Roberto Saviano racconta le tante bugie contro don Peppe Diana, vittima della ferocia di camorra
La storia di Giuseppe Diana, parroco anticamorra di Casal di Principe, è costellata da infamie e bugie. Ucciso nel 1994, la sua memoria è stata calunnata e diffamata da alcuni giornali, tra cui Cronache di Caserta e Cronache di Napoli, che lo avevano accusato di essere un camorrista e di avere rapporti con prostitute.
La sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, emessa 21 anni dopo i fatti, ha condannato l'editrice Libra editrice per diffamazione e ha ordinato il risarcimento dei fratelli di Don Peppe con 100.000 euro. La sentenza è stata considerata storica perché per la prima volta una sentenza ha raccontato la strategia utilizzata per diffamare Don Peppe, ovvero l'espediente di riportare dichiarazioni rese dagli avvocati degli imputati nel processo per realizzare un maldestro tentativo di camuffare la portata tendenziosa e diffamante delle frasi utilizzate dalla giornalista.
La storia è stata raccontata da Roberto Saviano, che ha evidenziato come la diffamazione non sia un caso isolato, ma una dinamica del giornalismo che diventa propaganda e strumento di attacco. Saviano ha anche sottolineato come la sentenza abbia mappato un momento preciso della storia del giornalismo in una parte d'Italia, e come la parola pronunciata non possa essere uccisa.
La storia di Don Peppe Diana è stata calunnata e diffamata in più occasioni. Nel 1999, durante un'udienza del processo di primo grado, era stata mostrata una fotografia trovata durante le indagini, che ritraeva Don Peppe seduto con due donne sul letto. L'articolo del Corriere di Caserta aveva titolato “Don Diana a letto con due donne” e aveva trasformato una foto innocua in una prova del fantomatico movente passionale.
La famiglia di Don Peppe Diana aveva vinto la causa per diffamazione, ma il fango e le calunnie avevano continuato a serpeggiare, condizionando i tribunali e la pubblica opinione. La sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha finalmente fatto chiarezza sulla verità e ha ristabilito l'onorabilità di Don Peppe Diana.
La storia di Don Peppe Diana è un esempio di come la delegittimazione possa essere peggiore della morte, poiché la delegittimazione fa qualcosa di più drammatico della morte, interrompe l'attività, interrompe la parola, interrompe la vita. La parola pronunciata sino ad allora non viene scalfita dal sangue, dal proiettile, e la delegittimazione può essere contrastata e smontata.