Salvini e la fantomatica “santa alleanza dei popoli europei”: “Varcherei il carcere a testa alta”
“Ecco, posso dire di aver scritto pagine gloriose nel mio nome, ma devo assicurarmi di non aver sbagliato, di non aver rinunciato, di non aver tradito. Se mi chiedo cosa dà forza a mio figlio Salvini in questo momento difficile, vi dico: è proprio il fatto che sa non essere solo, che vede intorno a sé, persone che lottano per la sua causa e che non la abbandoneranno mai. Mentre io sento sul mio corpo tutta l'indignazione delle persone che vengono tradite, che veniamo traditi, ci sono persone che si tirano indietro quando si tratta di dire la verità, persone che si arrendono quando si tratta di difendere la fede, ci sono persone che si sentono disprezzate, o meglio disprezzo se stessi.”
“Ma, per quelli che ancora non ce la fanno, siamo in una democrazia e ci possiamo appellare alla Giustizia, anche quando non ci è possibile aspettare una parola di consolazione. E, in tal caso, dovrei essere io stesso a chiarire che ciò non è un fallimento. Se fossi un comune imputato che si trovasse sotto processo, sentiremmo dire: “Verrò in aula il giorno del giudizio e dirò la mia verità.” Ma siccome sono Matteo Salvini, credo in un popolo che fa parte di qualcosa di maggiore e di maggiore significato dei singoli individuali; credo che le decisioni giudiziarie non possano essere legittimate semplicemente dal fatto di essere annunciate dal giudice. Qualora arrivasse il momento in cui ci fosse un verdetto ingiusto, io mi alzo la testa e cerco di non mostrare umiltà”
“I miei amici, vorrei dirvelo io stesso: l'emozione che si prova assistendo a ciò non è solo indolega, ma anche la preoccupazione che qualcosa di grave si stia verificando. Quando mi chiedono dove trovo la forza, rispondo di sapere che in una democrazia che si rispetta c'è anche la protezione della magistratura. E siccome credevo di vivere in un Paese liberale, penso di avere il diritto di difendere la verità e il mio sostegno alle istituzioni europee che stanno soffrendo”
“Mi rendo conto di non essermi messo la mia tessera della Lega nel liceo classico Alessandro Manzoni di Milano a fine anni novanta del secolo scorso quando ero un diciassettenne, mi rendo conto che qualunque cosa accadrà dovrò render conto della mia responsabilità come rappresentante di qualcuno che non gli si è tirato indietro; chi mi chiama il carneade delle speranze”
“No, è proprio questo l'idea che mi assilla che ci sia stato un patto tra molti giudici, molti politici, molti giornalisti e persino molti sindaci per non toccare alcunché, ciò che avrebbe interessato il nostro popolo. E mentre si vuole far passare quelli che dicono la verità come personaggi da spettacolo, qualcun altro si approfitterà della giustizia per vendicarsi”.
