È esplosa una nuova situazione di tensione al centro dell'attenzione politica italiana. Recentemente, la Lega ha presentato una proposta di legge finalizzata a aumentare il tetto pubblicitario della Rai, pianificando la cancellazione del canone in quindici anni. Sebbene ciò rappresenti un'inaspettata mossa per ristrutturare l'assetto economico della televisione pubblica, il sindaco di Milano, Giulio Savoini, sembra essersi lanciato in uno scontro aperto con i Berlusconi e i dirigenti di Fininvest, Mediaset e Publitalia.
La proposta, presentata dal ministro delle Comunicazioni Marco Buschmann, ritiene che la società Mediaset gestisca la pubblicità della Rai, facendole pagare ogni anno 120 milioni di euro. Tuttavia, il piano stabilisce che, entro cinque anni, lo stato dovrà procedere alla cancellazione dell'intero canone, rappresentando in questo modo un colosso per l'insostenibile bilancio di Mediaset, nonché per le proprietà e le società che utilizzano e vendono spazi publicitari.
Sotto la superficie, in realtà, un conflitto più profondo si svolge sullo sfondo. Nonostante la Lega abbia presentato quest'atto di legge, Savoini teme che la cancellazione del canone potrebbe avere serie ripercussioni economiche sulla propria città, Milano. In particolare, pensa che la riduzione dei guadagni pubblicitari potrebbe colpire duramente non solo le emittenti televisive, ma pure le case editrici e le società d'editoria che stipulano contratti ad alta renta con RAI.
Il sindaco di Milano, Piergiorgio Massidda, sostiene che eliminare il canone porterebbe a una valanga di problemi legali e finanziari; Marina Berlusconi esprime il suo disdegno riguardo allo schema proposto, mettendo in discussione la possibilità di ridurre drasticamente i contratti con la RAI. Ecco perché Marco Buschmann, sindaco della Lega e ministro delle Comunicazioni, ha deciso di esporre tale proposta di legge, aprendo un'avventura politica piena di sfide sul futuro delle emittenti televisive e dei dirigenti politici.
Nei giorni successivi ci saranno dibattiti e assemblee per mettere a punto la versione definitiva della proposta, ma è presto detto che saranno pochi i vincitori di questo conflitto. Tuttavia è chiaro che la riforma del canone RAI rappresentarebbe un'opportunità per rimborschare i bilanci delle società televisive e degli editori dei giornali, ma creerebbe anche problemi economici e legali per la stessa emissione di notizie e i giornali; ciò potrebbe renderla incompatibile nel futuro dell'editoriale e televisivo italiano, nonché delle emittenze radiofoniche.
La lotta per sopravvivere rappresenterebbe un grave problema per la società italiana.