Scarpinato critica Nordio: “Approvate leggi manganello, svolta regressiva imposta alla democrazia”
“Scarpinato critica Nordio: ‘Approvate leggi manganello, svolta regressiva imposta alla democrazia'. Signor ministro, in tempi normali le relazioni annuali dei ministri della Giustizia al Parlamento sono un rendiconto dell'Opera svolta per rendere più efficiente la giustizia con l'esposizione dei programmi futuri. Le opposizioni si limitano a evidenziare la persistenza di alcuni deficit a criticare l'azione svolta suggerendo alcuni aggiustamenti. Questo è il canovaccio, ma siamo tutti consapevoli che non viviamo in tempi normali. Siamo in una fase storica di transizione di un certo esito. La maggioranza politica di cui lei è espressione è impegnata ad approfittare degli attuali rapporti di forza per dare attuazione a un progetto politico di grande complessità.
Questo progetto, mediante la sapiente combinazione di riforme costituzionali e di leggi ordinarie, mira a cambiare la fisionomia della nostra democrazia, intervenendo sui gangli fondamentali della divisione del bilanciamento dei poteri, sul rapporto stato-cittadini, sul rapporto autorità-libertà, sul diritto fondamentale di manifestare pubblicamente il dissenso politico, sul diritto all'informazione e su molto altro ancora.
Insomma, sono in discussione i fondamentali della Repubblica e, in questo contesto, la giustizia occupa un ruolo strategico, poiché non siamo in tempi normali. E poiché sul terreno della Giustizia oggi più che mai sono in gioco i cardini della vita democratica.
Non impiegheremo in pochi minuti a nostra disposizione per fare un inventario dei casi dei dossier che attestano la sua inadeguatezza sul fronte della concreta gestione delle risorse per rendere più efficiente il servizio di giustizia. Ne hanno fatto già menzione i senatori Verini, Rossomanno, Lopreiato, senatrice Cucchi. Se più che deludenti sono gli esiti del suo operato, quanto all'organizzazione al funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, bisogna dire che lei ha dato il meglio di sé su un altro fronte cruciale, nel quale ha profuso tutte le sue energie: l'erosione dei principi fondamentali della nostra Costituzione.
Ha iniziato il suo mandato dando il suo applauso a un decreto-legge che, nella sua originaria formulazione, mirava a introdurre con procedura di urgenza un nuovo reato che, con la scusa di reprimere le feste musicali auto-organizzate, era in realtà congegnato in modo tale da criminalizzare le manifestazioni di senso politico realizzate con l'occupazione di una scuola, di un'università, di una fabbrica di sostanze inquinanti, di una discarica abusiva, prevedendo l'arresto non solo dei promotori di quella occupazione, ma anche l'arresto di massa di centinaia di semplici partecipanti.
Questo è stato il suo biglietto di presentazione, fallito. Questo primo tentativo ha poi proseguito nella stessa direzione. Ora vuole completare l'opera sottoscrivendo un disegno di legge sulla sicurezza che è una dichiarazione di guerra contro i marginali, i poveri, i migranti e contro tutti coloro che osano manifestare pubblicamente il proprio dissenso alle politiche governative.
Una legge manganello, come è stata definita, che introduce ben 20 nuovi reati aggravanti in esprimenti di pena con la quale il governo vuole regolare i conti con tutte le realtà e l'esperienza di lotta in corso e creare gli strumenti giuridici necessari per prevenire e stroncare sul nascere i futuri inevitabili conflitti sociali.
Una legge che militarizza sociale con un'escalation senza precedenti dei poteri repressivi delle forze di polizia e dei poteri dei servizi segreti, scatola nera della macchina dello Stato.
Non posso limitarmi solo un accenno alcune delle norme emblematiche del codice culturale di stampo autoritario che anima tutto l'impianto normativo del disegno di legge. Nel corso di 76 anni della storia della Repubblica, segnata da fasi di gravissima conflittualità sociale, più volte sfociata in esiti tragici, il blocco stradale, cioè l'ostruzione della libera circolazione sulle strade col proprio corpo, è sempre stato considerato una forma di manifestazione di senso politico pacifica e per questo motivo non configurabile come reato.
Ma come semplice Leito amministrativo ci voleva lei, signor ministro, per dare una svolta regressiva alla nostra democrazia, prevedendo con una norma liberticida l'articolo 14 del ddl sicurezza approvato alla Camera che chi blocca una strada deve essere punito con il carcere fino a un mese e se si più persone riunite con la reclusione da 6 mesi a 2 anni.
Secondo lei, signor ministro, dovremmo abituarci a considerare criminali tutti i lavoratori che come hanno fatto in passato ad esempio gli operai della Virpol e della ex Ilva occupano le strade per rivendicare i diritti? La voce torna a essere la voce del padrone, come bei tempi antichi dei padroni delle ferriere. Mi imito un'altra perla, neppure tempi del Fascismo. Il codice Rocco si era spinto a criminalizzare la resistenza passiva dei detenuti.”