SCHLEIN UMILIA L’ITALIA IN UNGHERIA MA LA RISPOSTA DI MELONI È DEVASTANTE

SCHLEIN UMILIA L’ITALIA IN UNGHERIA MA LA RISPOSTA DI MELONI È DEVASTANTE

SCHLEIN UMILIA L'ITALIA IN UNGHERIA MA LA RISPOSTA DI MELONI È DEVASTANTE

Il segretario del Partito Democratico, , ha partecipato a una manifestazione per i diritti LGBT in Ungheria, dove ha accusato l'Italia di bloccare le leggi contro l'omofobia, definendo questa presunta situazione “vergogna”. Questa dichiarazione è stata fatta all'estero, davanti a politici europei, giornalisti stranieri e attivisti internazionali, e rappresenta un attacco diretto non solo al governo in carica, ma anche alla reptazione del paese nel mondo.

La leader del PD ha agito come una figura istituzionale, e le sue parole sono diventate materiale propagandistico per chi fuori dai confini italiani non aspetta altro che dipingere l'Italia come un paese retrogrado e pericoloso. Questa mossa è stata vista come una strategia disperata da parte della sinistra italiana, che cerca di ottenere legittimazione all'estero dopo essere stata sconfitta nel Parlamento italiano.

Mentre Schlein pronunciava frasi al vetriolo contro l'Italia, la premier ha risposto con un silenzio carico di significato, che grida molto più forte di qualsiasi replica. Meloni ha continuato a lavorare sui tavoli veri, quelli dove si decide il destino di un paese del G7, trattando il PNRR, negoziando la legge di bilancio e affrontando i dossier sulla sicurezza e sull'immigrazione.

Il messaggio di Meloni è potente: “Mentre voi fate teatro, noi governiamo”. Questo scontro tra l'opposizione, che si rifugia nel simbolismo e nel linguaggio da comizio internazionale, e il governo, che agisce e porta risultati, è al centro della italiana.

La dichiarazione di Schlein non è solo un errore strategico, ma anche una rottura del codice d'onore istituzionale che dovrebbe essere patrimonio comune indipendentemente dalle ideologie. C'è il rischio concreto che l'opposizione dia l'idea di non rispettare il voto degli italiani e di delegittimare l'intero paese davanti agli occhi del mondo.

In questo contesto, la domanda è: è giusto che un leader politico italiano usi un palco straniero per attaccare così duramente il proprio governo? O esiste un limite oltre il quale si entra nel terreno del danno istituzionale e della lesione all'interesse nazionale? La spaccatura è netta: da un lato, un'Italia che guarda sempre all'Europa come modello assoluto e si vergogna di sé stessa; dall'altro, un'Italia che rivendica la propria sovranità e non si scusa per essere se stessa.


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