Schlein vs Meloni: “Vive in una dimensione parallela dove tutto va bene. Ma dilaga il nulla”
Schlein vs Meloni: “Vivono in una dimensione parallela dove tutto va bene. Ma dilaga il nulla”. Noi vogliamo costruire un'Italia diversa, un'Italia della Speranza, un'Italia solidale che non lascia indietro nessuno e che è vicina a chi fa più fatica, a chi si fa carico delle solitudini del nostro tempo. Un'Italia più giusta che riduca le diseguaglianze, vecchie come quelle nuove.
L'inflazione ha colpito duramente la vita delle famiglie e delle imprese. Il costo dell'olio, il costo delle mele è aumentato del 120% negli ultimi 3 anni. Ovunque ci sono di crisi e manca una politica industriale all'altezza di questo nome. Manca una visione, mancano gli investimenti, manca una strategia per la crescita. Lo ha scritto anche il Censis nel suo ultimo rapporto: l'Italia galleggia.
Giorgia Meloni evidentemente vive in una dimensione parallela, come nel favoloso mondo di Amélie. In questi giorni, con tanto di carte propagandistiche, non letali propagandisti raccontano che nel paese va tutto alla grande, va tutto a gonfie vele. Esiste il suo racconto fatato, il mondo immaginario descritto dalla propaganda di questa destra. Poi esiste la realtà, quella vera, quella testarda dei numeri e della vita quotidiana di milioni di italiane e di italiani, con le loro aspettative, i bisogni, le difficoltà.
Quelli che in questo istante stanno decidendo quale pagamento ritardare, se quello delle bollette o quello dell'affitto. Quelli che non possono permettersi babysitter mentre la presidente sentenzia che le donne per lavorare non devono rinunciare a fare figli. Quelli che in questo momento sono al telefono con un fornitore a spiegare che non possono ancora pagare perché hanno perso una commessa per una concorrente spagnola che paga l'energia tre volte di meno.
Presidente Meloni, qui non siamo nel regno di fantasia. Purtroppo per noi, l'unica cosa che il suo governo ricorda più che il coraggio di Atreo è il dilagare del vostro nulla. Mi chiedo se tra le carte aut celebrative che accompagnano la loro festa ci sarà spazio per l'immagine dei centri in Albania che ho visitato ieri. Perché su questo clamoroso fallimento, Giorgia Meloni ancora non ha messo la faccia.
Le poche persone che hanno deportato in Albania le hanno dovute riportare indietro per effetto delle leggi e delle sentenze europee. Ora quei centri sono vuoti e lo rimarranno vuoti. C'è solo il personale di grande professionalità che ieri ci ha mostrato le strutture che meglio potrebbero essere impegnati in Italia, dove c'è una carenza di organico strutturale. Intanto hanno buttato 80.000 milioni per costruirli, che potevano utilizzare per 50.000 nuovi posti di asili nido, ad esempio, o per pagare 6.000 insegnanti o 7.000 infermieri per i prossimi 5 anni.
Hanno fatto una manovra recessiva, una manovra di austerità, tutta tagli e senza investimenti, se non quello dannoso che continueremo a contrastare del ponte sullo stretto di Messina. Tagli alla sanità pubblica, tagli alla scuola pubblica, che non si vedevano dal 2008, un altro governo di cui faceva parte Giorgia Meloni, che del resto si vanta della sua coerenza. 6.000 insegnanti in meno, 2.000 tecnici amministrativi in meno per la scuola pubblica, che smantellano anche il dimensionamento scolastico che ruba autonomia scolastica proprio ai territori più marginalizzati.
Tagliano 7 miliardi nei prossimi anni ai Comuni, alle province, alle regioni. Che significa meno servizi ai cittadini, meno trasporti, meno sul trasporto pubblico locale. Salvini ha messo in manovra 125 milioni per il 2025, a fronte di un fabbisogno stimato di 1 miliardo e 7 eravamo lunedì mattina sui treni dei pendolari in Toscana tra Chiusi e Arezzo per una bella iniziativa di ascolto dei pendolari che ha lanciato il Partito Democratico della Toscana e che vi proporrei di replicare anche nelle altre regioni.
In queste manovre non abbiamo visto nulla sul diritto allo studio, nonostante la grande mobilitazione studentesca. Non abbiamo visto nulla sulla ricerca, nulla sul diritto alla casa, quando servirebbe. Ciò che l'altro ieri davanti al parlamento abbiamo chiesto insieme alle nostre amministratrici e i nostri amministratori un grande Piano Nazionale per il diritto all'abitare, investimenti sull'edilizia pubblica e sociale, la rigenerazione urbana, che questo governo ha tagliato.
Rifinanziare quel fondo affitto è una legge per regolare gli affitti brevi, come nelle proposte che i nostri parlamentari hanno fatto. Ci sono studenti che non riescono più a uscire di casa per andare a studiare, non possono permettersi l'affitto che è aumentato del 30 e 40% nelle nostre città. Negare il loro diritto alla casa significa negare il loro diritto allo studio e quindi negare il diritto al futuro di questo nostro paese.
Una manovra in cui non ci sono investimenti per far ripartire l'economia e non c'è nulla sulla più pressante richiesta delle imprese che abbiamo incontrato in questi mesi e cioè ridurre il costo dell'energia, che è il più alto d'Europa. Tre tentativi di prenotare un esame nel pubblico rinunciano, come mi ha raccontato una signora anziana che ho incontrato a Montefalco. Mi ha detto tre volte non sono riuscita, la quarta non ho più richiamato, ma non si dica che il governo non sa scegliere le sue priorità, perché mentre con una mano aent gli stipendi dei ministri con l'altra bloccano il salario minimo a 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori.