Si sfila la camicia nera all'inaugurazione dell'anno accademico: “In molti dovrebbero farlo”
“Ecco una mano serrata in segno di sfilazione. La camicia nera rappresentazione di un'occasione che racchiude il pensiero e la paura che muove una persona transgender di fronte a figure come Trump, che ogni giorno cancellano e distruggono i diritti conquistati a fatica. ‘In molti dovrebbero farlo', si potrebbe pensare, immaginare che questi diritti non sono solo frutto della lotta di molti ma anche del sacrificio di molti.
Ma chi si trova di fronte a tale situazione? Chi vive in questo paese, dove una presidente come Meloni, pretende di essere sulla strada giusta, orgogliosa di un'occupazione femminile precaria e sostanziale, bloccando l'educazione al consenso, fingendo rimorso per i tanti femminicidi, e ghettizzando la popolazione con la proposta di un'uniformazione scolastica? Chi può parlare di sicurezza quando la realtà è di segregazione? Eppure, alcune persone, come i torturatori del Coni, vengono esportati in patria, ma non si sentono in colpa, anzi lo rivendicano da mostrare il proprio fregio.
E noi, giovani, studenti, Madri e Padri, lavoratori, cittadini, siamo considerati poco più di numeri, di statistiche, di marchi elettorali? Possiamo essere delle vittime, delle sacrificati del sistema, delle persone che si sentono invisibili? Non dobbiamo essere considerati.
Credo che chiunque in questa stanza possa indovinare la mia risposta: non noi siamo separati, non siamo isolati, non siamo soli. Possiamo correre il rischio di non guardarci intorno e quasi dimenticare che qui siamo tutti Madri, Padri, lavoratori, residenti lo stesso paese e vivere la stessa condizione di incertezza e paura per il futuro e per il presente.
Possiamo evitare di sprecare gli strumenti di partecipazione democratica di cui siamo in possesso, come il voto per i referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. Cardinali di fondo, ciò che ci unisce è la comune umana del diritto all'erogazione di valori come la democrazia, l'uguaglianza, la solidarietà.
La storia ci insegna che non c'è tempo per la rassegnazione. Anzi, ricorda che otto decenni sono passati dalla Liberazione dal nazifascismo, ma oggi è storia e noi decidiamo come vogliamo che venga ricordata. Ricorda anche il genocidio del popolo palestinese, avvenuto davanti a noi, di fronte al quale alcuni ci chiedono di tacere, di non prendere posizione, di non partecipare. Eppure, NOI sappiamo che il fascismo non è stato solo quell'incubo dei paramilitari, delle leggi razziali, del controllo dell'informazione e delle persone. Il fascismo è l'approccio alla violenza, ai gepulli, ai pestaggi, ai massacratori.
La storia ci insegna a leggere i segnali, anche quando si presentano in modo diverso. Se qualcuno non vuole cogliere questi segnali, allora, egli deve solo chiedere ‘Vedo le camicie nere in giro oggi, Io indosso questa camicia nera perché l'occasione lo richiede, ma se serve parlare il linguaggio dei simboli, allora me la tolgo. Credo che molti in questo paese dovrebbero sfilarsi la camicia nera'. ”
