Silvio Orlando tra i “Ciarlatani” di Pablo Remòn, riflessione contemporanea su fallimenti e successi dell'attore
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Silvio Orlando tra i “Ciarlatani” di Pablo Remòn, riflessione contemporanea su fallimenti e successi dell'attore

“Ciarlatani”, lo spettacolo che ha ricevuto un'aura di interesse e nel mondo teatrale e cinematografico, presenta un'inaspettata ibridazione tra linguaggio cinquecentesco e sceneggiatura, trattamento e autofiction, rendendo difficile definirne un genere coerente. Il racconto è suddiviso in dieci capitoli e quattro attori interpreteranno decine di , spaziano tra diversi episodi e tempi storici, creando uno stile di narrazione dinamico e versatile.

In questo spazio multidisciplinare, il pubblico subisce una sorta di esperienza emozionante e coinvolgente, dove gli stessi attori indossano diverse maschere per raccontare le storie di finti idealisti, individui impotenti in grado di creare strutture ingombranti di bugie e disinganni. Tra una decina di che parlano e campano, ci muoviamo attraverso vite anonime e insignificanti, come pure ricordi e illusioni delimitati da eventi della vita reale. Quello che lo spettacolo trasmette è un rapporto molto intimo ed immediato con il corpo umano, conosceremo le storie di attori che si sono persi nella loro immaginazione, di interpreti in cerca di confine, di attrezziste che si adoperano per creare le migliori scene.

Così lo spettatore potrebbe sentire disperati e frustrato insieme, come nel caso del protagonista protagonista dell'opera di teatro, affacciarsi sul palcoscenico e guardarlo direttamente negli occhi, come fa Remò, il filosofo, che attraversa gli spazi realizzati, con quest'atmosfera soave e sofregeente. Il più potente e più doloroso messaggio che ha per gli spettatori, siamo noi qui: sono attori reali? Sono le attitudini che assomigliano a noi? Sono le stelle dei media? Sia lo stesso che non stessi facendo di noi i personaggi di nostro mondo di sogno?. Non lo sappiamo se fossimo attori. La risposta diventa sì, grazie alle nostre menti per sempre.

È quindi fondamentale discutere la natura della menzogna, dei desideri che governano la menzogna e in fondo delle illusioni realizzate, che stanno insieme a produrre e creare per un minuto. All'interno di questo rapporto stretto tra fiction e vita reale gli spettatori possono ritrovarsi in scene deludenti eppure insieme divertanti. Allora, quante più illusioni vivremmo e quante più illusioni uccideremo le persone come gli attori sono solo i personaggi in fondo, e chi lo scopre? Sarà quindi la fine il soggetto che ci guiderà? Saranno sempre questi personaggi alla fin dell'arte sono soggetto e oggettiva alla fine? Che sono quindi soggetti dei fiumi che i cieli hanno creato è sempre diventato tale la parte finale.

Si presenta infine la mia teatrale e umoristico, ovvero le storie sconcertate, le illazioni sulla natura esatta, sulla natura e arte. La forma d'arte è oggettivo, è sostituzione della realizzazione? Che è la formazione attuale? Doveva iniziare tale sistema?

Sono certa che non è questione solo di arte perché quest'arte è qualcosa di più grande se consideri che è di qualunque tipo di identificazione, che fa uso dei mezzi attraverso le storie non solamente le stesse arti, ma adeguate alla realizza per quelli che amiamo a partire proprio a iniziare dai desideri e, successivamente, dalle sofferenze e dalle verità esatte.

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