Sly Stone è stato folle, geniale, tossico, eccitante
È stato il più euforico, carismatico, irrequieto pontiere tra musica bianca e nera a cavallo fra anni '60 e '70, fra i massimi artefici di quello che oggi chiamiamo funk, santone nero e psichedelico nell'epoca in cui la sua San Francisco era al centro della cultura pop. Ma Sly Stone è stato anche, per dirla con Nick Kent, «lo scoppiato più spettacolare della musica contemporanea». Tutto quel successo, diceva James Brown, gli ha incasinato la mente e l'ha trasformato in un fallito. L'ascesa è stata veloce e grandiosa, l'oblio lungo e penoso.Stando stretti, nell'arco di sei anni e cinque album, da Dance to the Music del 1968 a Fresh del 1973 passando naturalmente per There's a Riot Goin' On, ha riscritto le regole della black music. Non è un'esagerazione. Sly…