Spari contro giornalisti a Cosenza, inviato di Storie Italiane: “Sentiti più colpi, fatto grave”
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Spari contro giornalisti a Cosenza, inviato di Storie Italiane: “Sentiti più colpi, fatto grave”

Spari contro giornalisti a , inviato di Storie Italiane: “Sentiti più colpi, fatto grave”

L'inviato Vito Francesco Paglia, presente a Paola in provincia di per “Storie Italiane”, programma di Rai1 condotto da , è stato bersaglio di colpi di arma. Era insieme a Vincenzo Rubano di “Pomeriggio Cinque” uno dei giornalisti contro cui sono stati sparati i colpi.

Eravamo a Paola per un caso di presunti maltrattamenti nei confronti di due bambini. Dopo aver citofonato a casa del padre biologico dei bambini, ci stavamo incamminando verso le nostre macchine quando abbiamo sentito dei rumori distinti. Erano ripetuti e ci siamo accorti di tre colpi distinti. Non era un'arma da fuoco, ma pallini di piombo.

I carabinieri intervenuti sul posto hanno cercato di repertare le pallottole, ma essendo di piccole dimensioni non è stato facile individuarle. Fortunatamente, gli uomini della compagnia di Paola sono stati immediatamente intervenuti e si sono messi a raccogliere i proiettili. Ci siamo messi lungo un muro per evitare che chi stava sparando potesse continuare a farlo.

Ho fatto una denuncia contro ignoti e i miei colleghi hanno fatto la loro deposizione raccontando esattamente tutto ciò che era accaduto. La gravità del fatto è che i giornalisti, per poter svolgere il loro mestiere in maniera normale, serena e tranquilla, non devono essere presi di mira.

Il problema è che i giornalisti fanno domande, anche scomode, ma non si reagisce con il piombo. Non possiamo essere combattuti con le armi. Non abbiamo potuto vedere chi ha sparato, poiché eravamo di spalle e stavamo andando via.

In quel momento, ho pensato che questo mestiere è diventato veramente pericoloso. Se fare il giornalista significa essere accolto o salutato con dei pallini di piombo, aprire il fuoco con un'arma è qualcosa di inaccettabile.

I miei colleghi sono qui, Stefano Currò e Riccardo Nava, che erano con me. Abbiamo tutte le famiglie a casa e non pensiamo mai che, facendo questo mestiere, possiamo tornare a casa con un livido, una ferita o un colpo esploso. Pensiamo di andare a fare il nostro lavoro in tranquillità, non immaginando di essere a rischio.


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