Sulla politica estera, la destra italiana procede in ordine sparso
Nel vortice di una crisi internazionale senza precedenti (ieri Vladimir Putin ha ulteriormente alzato il livello della minaccia) non c'è niente da fare, sulla politica estera la maggioranza di governo parla sempre lingue diverse, non c'è amalgama tra le astuzie dialettiche di Giorgia Meloni, l'orbanismo di Matteo Salvini, il pescinbarilismo di Antonio Tajani: è tutto un distinguo, un vedremo-il-da-farsi, un rimettersi ad altri consessi internazionali. È sempre così. Sostanzialmente una linea di politica estera, se c'è, è molto sbiadita, come una vecchia fotografia venuta male.
Non siamo a Babele ma le cacofonie sono all'ordine del giorno. Così di fronte al nuovo attacco dei terroristi di Hezbollah alla base di Unifil nel sud del Libano (quattro militari italiani…