Turetta per la prima volta in aula: "Il mio piano era rapirla e ucciderla. Lei scappava e urlava, l'ho colpita ancora"
AGI – C'è un momento in cui, dopo una lunga serie di ‘mmh' e ‘non ricordo', il presidente della Corte d'Assise Stefano Manduzio prova a esortarlo: “Non dovrebbe essere esageratamente difficile fare una ricostruzione”. Filippo Turetta, jeans scuro e felpa col cappuccio nera, tiene lo sguardo chino quasi sempre sul banco dell'imputato verso un immaginario copione che non ha e si vede, perché più volte tentenna e si contraddice. Il suo interrogatorio è metà parole e metà silenzi nonostante il suo avvocato abbia consegnato ai giudici un memoriale di 80 pagine scritto a mano nel carcere di Verona il cui contenuto in parte ripete ma spesso rettifica o non sa spiegare. Pochi metri più in là lo ascolta Gino Cecchettin, il padre di Giulia, l'ingegnera con la passione dei fumetti…