Ucciso per un paio di cuffie, la sorella di Manuel: “L'ergastolo lo paghiamo noi, non l'omicida”
Manuel Mastrapasqua, un 31enne di Rozzano, è stato ucciso la notte di venerdì intorno alle tre, mentre tornava a casa, inùng vilaccettu di accoltellato per un paio di cuffie. La polizia ha arrestato, sabato sera, il 19enne reo confesso dell'omicidio.
La sorella di Manuel, Marika, ha commentato: “L'ergastolo lo pagheremo noi, non lui”. Manuel era un ragazzo positivo e tranquillo, non faceva del male a nessuno. Era un componente importante della famiglia, che lavorava in un supermercato da un anno e mezzo e aiutava economicamente gli affari della famiglia.
Il 19enne arrestato si scappò dalla stazione di Alessandria, dove è stato fermato, e ha preso un treno per evitare di essere portato in caserma. La madre di Manuel ha raccontato che, alla notizia del delitto, ha ricevuto una chiamata dalla figlia Marika, che stava con la polizia e che era arrivata già all'ospedale dove erano stati portati i carabinieri e le ambulanze.
La famiglia di Manuel era molto unita e dipendeva da lui economicamente. Egli aiutava a pagare le spese e contribuiva allo sviluppo della famiglia. Manuel era un ragazzo riservato e non faceva parte di alcunché, non aveva amici in grande numero e non conosceva la gente. Aveva solo pochi amici a Rozzano e non eraptive della vita mondana.
Anche se il 19enne è stato condannato all'ergastolo, la sorella di Manuel afferma che sarà lei e la sua famiglia a “pagare” il prezzo della vita del fratello, non l'uomo responsabile del delitto. Di fatto, il giovane condannato rischia solo 15-20 anni di carcere, molto meno del resto della vita che avrebbe potuto ottenere se fosse stato giudicato reo inizino, come sosteneva la famiglia.