ULTIM'ORA Alessia Pifferi PICCHIATA IN CARCERE DA ALTRE DETENUTE: “NECESSARI PUNTI DI SUTURA”
Alessia Pifferi, la donna tossicodipendente condannata all'ergastolo per l'omicidio volontario della figlia Diana, è stata nuovamente aggredita in carcere da altre detenute, riportando quattro punti di sutura al viso. Questo è il secondo episodio di violenza contro di lei, datato 12 aprile 2024, solo pochi mesi dopo l'altro episodio di aggressione, avvenuto a San Vittorio, in cui Pifferi raccontò di essere stata picchiata e insultata con epiteti come “mostro” e “assassina”.
La situazione in carcere è tanto più complessa e delicata, considerando la grave e tragica storia di Pifferi, la quale sta scontando la propria condanna all'ergastolo. La Procura Generale, Lucilla Tontodonati, rappresentante dell'accusa in appello, ha respinto la richiesta di una nuova perizia psichiatrica per la condannata, emessa dalla difesa il 19 febbraio. La notifica sul rifiuto di tale richiesta non è arrivata però dal Procuratore Generale, bensì dal PM Francesco De Tommasi, responsabile del primo grado di giudizio.
La vicenda giudiziaria di Pifferi continua a suscitare commenti e domande, in particolare riguardo alla sua capacità di riprendere possesso delle proprie azioni e alla sua mentalità, in seguito all'omicidio della figlia. La condizione carceraria di Pifferi non è facile da descrivere, tra le barriere security e la vita difficile delle prigioni. Nonostante la situazione complessa, Pifferi, coadiuvata dalle sue avvocati, Alessia Pontenani e Emanuele De Milt, prosegue nella sua lotta per dimostrare la sua innocenza e la necessità di essere trattata come persona con un'anormalità psichica.
Nonostante queste vicende, l'altra faccia della medaglia è rappresentata dalla sua storia tragica e dalla sua condanna all'ergastolo. In questo senso, la collocazione di Pifferi in carcere rappresenterebbe la massima pena per le azioni commesse, pur non essendo ancora del tutto chiaro se Pifferi sia stata capace di agire con tutta la consapevolezza e la lucidità necessarie per commettere un crimine di questo tipo. Una situazione dai conti giuri-marceli altamente contrastati e spinosi, in cui la verità e la giustizia dell'omicidio volontario della figlia di Pifferi sembrano unthinkable di essere definitivamente chiarite.
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